Il ciclone La Sad a Pescara: «Noi: diversi, odiati, serissimi»
Il tour della band al Terrasound Fest: «Sanremo è stata la vetrina più forte Il brano parlava di suicidio tra i ragazzi e molti ci scrivono che li stiamo aiutando»
PESCARA. Tra gli artisti che li hanno influenzati, ci sono i Blink–182, il trio pop punk californiano che ha fatto scuola tra gli artisti del genere e con cui si augurano, un giorno, di poter collaborare. Sul palco dell’Ariston di Sanremo hanno portato il loro inconfondibile stile – fatto di creste e capelli colorati e look dall’anima punk – e un brano intenso, “Autodistruttivo”, scritto con il frontman dei Pinguini Tattici Nucleari Riccardo Zanotti, che affronta la delicata tematica del suicidio. I La Sad – Fiks (Enrico Fonte), Theø (Matteo Botticini) e Plant (Francesco Emanuele Clemente)– porteranno a Pescara una tappa del loro tour. L’appuntamento è fissato al 4 settembre alle 21 al Porto Turistico nell’ambito del Terrasound Fest (organizzazione Best Eventi).
Attraverso le loro canzoni, danno voce al disagio giovanile. Il progetto La Sad prende vita nel 2020, a Milano, dall’incontro artistico di tre amici provenienti da esperienze e regioni diverse: Enrico Fonte “Fiks” dal Veneto (è nato a Riviera del Brenta nel 1990), Francesco Emanuele Clemente “Plant” dalla Puglia (classe 1999, è di Altamura), Matteo Botticini “Theø” (classe 1987) dalla Lombardia, precisamente da Brescia. I tre decidono di unire i propri percorsi musicali in un collettivo che sfocia nella pubblicazione del singolo “Summersad”.
La loro musica è fatta di «tante influenze mischiate tra loro. Non è punk: è La Sad» spiega al Centro Fiks. «Il nostro genere è La Sad perché siamo noi e siamo unici. È un mix di diversi generi, di tutto ciò che ci piace e che ci ha influenzato».
Il vostro nuovo album, “Odio La Sad”, affronta tematiche importanti, tenendo gli occhi puntati sulla società. Perché questo titolo?
Ci siamo sempre sentiti un po’ le pecore nere di questa società, siamo sempre stati considerati diversi. Sanremo è stato una delle vetrine più forti mai avute. Abbiamo avuto le dita puntate contro di noi, quelli diversi. Così, tutto questo odio – che abbiamo sempre ricevuto, ma ancor di più in quel periodo – abbiamo deciso di trasformarlo, di metterlo in questo album, muovendo una critica a tutto l’odio che c’è in questa società. È stato uno sfogo.
A Sanremo avete lanciato un messaggio molto significativo, accendendo i riflettori sul tema del suicidio tra i giovanissimi…
Ogni giorno ci arrivano messaggi sui social da parte di ragazzi che ci dicono che con le nostre canzoni si stanno salvando. Che è poi quello che abbiamo sempre sostenuto anche noi: con la musica ci stiamo salvando, sia perché stiamo urlando il nostro dolore, sia perché stiamo unendo tutte le persone che in questo dolore possono accomunarsi, facendole sentire meno sole. Siamo portavoce di questo disagio giovanile e ne siamo fieri. Con la musica trasformiamo il nostro disagio in qualcosa che fa del bene.
Com’è stata l’esperienza del Festival?
Molto forte, molto intensa. Abbiamo provato ad aprire un po’ le menti degli spettatori, le persone spesso si soffermano sulle apparenze.
La Sad sostiene l’attività di Telefono Amico, nello specifico la campagna di sensibilizzazione e prevenzione #nonparlarneè1suicidio…
Sanremo ci ha permesso di fornire un aiuto concreto. “Autodistruttivo” racconta di una persona che non vede più una luce, che non ha più speranza. Telefono Amico salva molti giovani. Volevamo lanciare un messaggio efficace da una vetrina importante.
Cosa è cambiato dopo Sanremo?
Non ci siamo mai fermati. Tutti i giorni c’è qualcosa di più intenso da fare ed è bellissimo, perché fare gli artisti è quello che abbiamo sempre voluto. Il nostro obiettivo è diventare internazionali. Il tour è stato una bomba. Il nostro concerto è uno show a 360 gradi in cui parliamo anche di cose molto serie.
Nel disco ci sono collaborazioni con Rose Villain, Pinguini Tattici Nucleari, Articolo 31, Rettore. Come sono nate? C’è un artista con cui vi piacerebbe collaborare?
Tutte in modo spontaneo, dalla stima reciproca e dall’amicizia. È il modo in cui ci piace fare musica. Sarebbe bello, in futuro, poter fare featuring con artisti internazionali che fanno il nostro stesso genere, come i Blink-182, uno dei gruppi con cui siamo cresciuti.