Il coraggio di “Rebel” conquista giuria e pubblico dell’Aquila Film Festival
Premiata l’opera dei registi El Arbi e Fallah che sfida il terrorismo Per i cortometraggi vince il distopico “Un’ora sola” di Serena Corvaglia
L’AQUILA. Le ferite della guerra e le ingiurie del terrorismo narrate in “Rebel” da Adil El Arbi e Bilall Fallah. La distopia romantica del cortometraggio “Un’ora sola” di Serena Corvaglia. Sono questi i lavori che hanno vinto la 15ª edizione dell’Aquila Film Festival, la rassegna diretta da Federico Vittorini che si è chiusa ieri sera all’Auditorium del Parco, lì dove era stato inaugurato dieci giorni fa con Toni Servillo.
“Rebel” racconta la storia di due fratelli che lottano contro la minaccia dell’integralismo. Kamal decide di cambiare la sua vita e lascia il Belgio per aiutare le vittime della guerra in Siria. Ma una volta arrivato è costretto ad arruolarsi in una milizia e rimane bloccato a Raqqa. Intanto a casa, suo fratello minore Nassim diventa rapidamente una facile preda dei reclutatori radicali, che promettono di riunirlo a suo fratello. La loro madre, Leila, combatte per proteggere l’unica cosa che le è rimasta: il figlio più giovane. Girato prevalentemente in Belgio e Giordania – dove sono state ricostruite le ambientazioni siriane – il film trae spunto dalle testimonianze dirette raccolte dai due giovani registi. «Ho vissuto poco fuori Bruxelles e ho toccato con mano esperienze analoghe a quelle dei protagonisti del film», racconta Bilall Fallah, originario del Marocco alla pari del suo collega El Arbi. «Abbiamo girato in vari punti della Giordania», ricordano i due prima di salire sul palco per la premiazione accompagnati dalla professoressa Ornella Calvarese, «anche a Zarqa, la città di al-Zarqawi, uno dei terroristi più pericolosi: assurse a un ruolo di primo piano in questi network del terrore e collaborò anche con al-Qaida».
Alla premiazione, i giurati Eleonora Nascimben, reporter e comunicatrice sociale, e Michelangelo Iuliano, giornalista Mediaset, assente solo il regista e produttore Andrea Magnani. Un riconoscimento assegnato per «aver saputo raccontare con coraggio umano e cinematografico una storia estrema», si legge nelle motivazioni, «senza cadere in trappole retoriche e con grande rispetto per lo spettatore. Un film duro e allo stesso tempo godibile, costruito alternando scene di grande cinema di guerra girate con la telecamera in spalla a momenti da musical che servono anche a sublimare i passaggi più crudi e dolorosi della vicenda narrata con una scelta stilistica davvero notevole». Un premio «per aver raccontato l’orrore del fanatismo, costringendoci però a guardare il mondo con gli occhi di chi troppo frettolosamente siamo abituati a giudicare come un “mostro”: una prospettiva rovesciata che ci ricorda un grande compito del cinema, quello di restituirci l’empatia aprendoci a uno sguardo altro da noi». La giuria dell’Università dell’Aquila, composta da Luca Cialfi, Leonardo Di Pietrantonio e Arianna Tomassini, ha concordato nella scelta di “Rebel”. A premiare “Un’ora sola” nella sezione corti sono stati i ragazzi degli istituti “Bafile” e “Cotugno” partecipanti al Pcto dell’Aquila Film Festival, felici di applaudire nel corso della serata finale la giovane rivelazione Federico Cesari, celebre per i ruoli di Martino Rametta in “Skam Italia” e Daniele Mencarelli in “Tutto chiede salvezza”. «Sono grato a registi e sceneggiatori come Ludovico Bessegato per aver ascoltato i giovani della mia generazione nella fase di scrittura», valuta a margine della premiazione, «così come di averci dato libertà di adattare, modificare o improvvisare alcune battute per sentirle più in linea con i nostri personaggi». A fare gli onori di casa Vittorini, soddisfatto di una kermesse che ha messo insieme tante realtà diverse.
“Rebel” racconta la storia di due fratelli che lottano contro la minaccia dell’integralismo. Kamal decide di cambiare la sua vita e lascia il Belgio per aiutare le vittime della guerra in Siria. Ma una volta arrivato è costretto ad arruolarsi in una milizia e rimane bloccato a Raqqa. Intanto a casa, suo fratello minore Nassim diventa rapidamente una facile preda dei reclutatori radicali, che promettono di riunirlo a suo fratello. La loro madre, Leila, combatte per proteggere l’unica cosa che le è rimasta: il figlio più giovane. Girato prevalentemente in Belgio e Giordania – dove sono state ricostruite le ambientazioni siriane – il film trae spunto dalle testimonianze dirette raccolte dai due giovani registi. «Ho vissuto poco fuori Bruxelles e ho toccato con mano esperienze analoghe a quelle dei protagonisti del film», racconta Bilall Fallah, originario del Marocco alla pari del suo collega El Arbi. «Abbiamo girato in vari punti della Giordania», ricordano i due prima di salire sul palco per la premiazione accompagnati dalla professoressa Ornella Calvarese, «anche a Zarqa, la città di al-Zarqawi, uno dei terroristi più pericolosi: assurse a un ruolo di primo piano in questi network del terrore e collaborò anche con al-Qaida».
Alla premiazione, i giurati Eleonora Nascimben, reporter e comunicatrice sociale, e Michelangelo Iuliano, giornalista Mediaset, assente solo il regista e produttore Andrea Magnani. Un riconoscimento assegnato per «aver saputo raccontare con coraggio umano e cinematografico una storia estrema», si legge nelle motivazioni, «senza cadere in trappole retoriche e con grande rispetto per lo spettatore. Un film duro e allo stesso tempo godibile, costruito alternando scene di grande cinema di guerra girate con la telecamera in spalla a momenti da musical che servono anche a sublimare i passaggi più crudi e dolorosi della vicenda narrata con una scelta stilistica davvero notevole». Un premio «per aver raccontato l’orrore del fanatismo, costringendoci però a guardare il mondo con gli occhi di chi troppo frettolosamente siamo abituati a giudicare come un “mostro”: una prospettiva rovesciata che ci ricorda un grande compito del cinema, quello di restituirci l’empatia aprendoci a uno sguardo altro da noi». La giuria dell’Università dell’Aquila, composta da Luca Cialfi, Leonardo Di Pietrantonio e Arianna Tomassini, ha concordato nella scelta di “Rebel”. A premiare “Un’ora sola” nella sezione corti sono stati i ragazzi degli istituti “Bafile” e “Cotugno” partecipanti al Pcto dell’Aquila Film Festival, felici di applaudire nel corso della serata finale la giovane rivelazione Federico Cesari, celebre per i ruoli di Martino Rametta in “Skam Italia” e Daniele Mencarelli in “Tutto chiede salvezza”. «Sono grato a registi e sceneggiatori come Ludovico Bessegato per aver ascoltato i giovani della mia generazione nella fase di scrittura», valuta a margine della premiazione, «così come di averci dato libertà di adattare, modificare o improvvisare alcune battute per sentirle più in linea con i nostri personaggi». A fare gli onori di casa Vittorini, soddisfatto di una kermesse che ha messo insieme tante realtà diverse.