Il popolo del Fla cresce: a Pescara in 35mila «con la voglia di capire»

11 Novembre 2024

Primo bilancio del direttore della kermesse D’Aquino «Bei numeri sì. E più forte l’attenzione per i contenuti»

PESCARA. Stremato e felice Vincenzo D’Aquino si avvia verso gli ultimi appuntamenti del Fla – Festival di libri e Altrecose. Il telefono silenziato si illumina continuamente nella tasca del direttore artistico della manifestazione che, giunta alla 22ª edizione, continua a crescere e a portare a Pescara il meglio della letteratura, del teatro, della cultura italiana. Dal mattino fino alla notte, dal 7 novembre a ieri sera, i libri e le parole sono stati protagonisti ovunque, circa duecento incontri (quasi tutti a ingresso gratuito) nei teatri e negli auditorium, nei musei e nelle scuole, ma anche nei ristoranti e nelle gallerie d’arte, nelle piazze e nell’ex mattatoio, in una sorta di pacifica invasione di lettori a districarsi e divertirsi tra autori e reading, laboratori per bambini e concerti, workshop e mostre.
«Non posso tenerlo acceso mentre faccio domande a scrittori, filosofi, attivisti, attrici, ma richiamo sempre. E in tanti mi chiedono di fare un giorno in più il prossimo anno. Ma come si fa? Già così siamo morti», continua D’Aquino, che intanto prende e dà informazioni allo staff e ai circa 150 appassionatissimi volontari che hanno seguito il pubblico e gli ospiti in questi quattro giorni di carta e idee.
«Un bilancio ora? Non saprei», riflette poi, «di certo numericamente siamo andati oltre le cifre dello scorso anno: calcolammo circa trentamila ingressi, in questo 2024 ne saranno almeno cinquemila di più». Un successo dunque. «Direi di sì», sorride D’Aquino, «ma cifre a parte la soddisfazione è tanta per la risposta delle persone. Sì, una edizione di numeri incredibili ma anche e soprattutto di contenuti, tutti “belli” e recepiti, credo attesi». Certo portando un premio Oscar del calibro di Giuseppe Tornatore il pienone è assicurato. «Lo inseguivamo da tempo e finalmente, anche grazie al nostro maestro della luce Stefano Schirato, ce l’abbiamo fatta. Ma i sold out sono stati veramente tanti e alcuni direi a sorpresa». Ovvero: oltre alla folla registrata per il ritorno di Sergio Rubini, tanto per restare tra i nomi di richiamo, o per la proiezione del “montesilvanese” “La guerra degli Antò” con il regista Riccardo Milani a raccontare come sia cominciato da lì, 25 anni fa, quell’amore per l’Abruzzo che lo ha portato a scegliere e riscegliere questa terra come set fino all’ultima consacrazione con “Un mondo a parte”, o la platea fitta per Monica Guerritore in una storia di femminicidi, o per i premi Strega Sandro Veronesi, Nicola Lagioia e Donatella Di Pietrantonio, «c’è stata tanta gente dove forse non ci si apettava», spiega il direttore del Fla. «E penso ai posti in piedi per Natalia Zevi che ha parlato di Palestina, antisemitismo, insomma temi forti. E all’attenzione palpabile per i racconti di Patrick Zaki. E che dire del fatto che c’è la fila per l’incontro con la linguista Vera Gheno e le sue “Rragioni del dubbio. L’arte di usare le parole”. Un argomento importante». L’impressione è che il popolo del Fla ha voglia di capire anche le cose più difficili e complesse. «E nuove», sostiene D’Aquino. «E penso per esempio al successo del talk con Vito Teti, professore universitario che teorizza il tema attualissimo della “restanza”, quell’atteggiamento di chi, nonostante le difficoltà e sulla spinta del desiderio, resta nella propria terra d’origine con intenti propositivi e iniziative di rinnovamento». La sorpresa del Fla 2024? «Il cinema», risponde subito D’Aquino, «la sezione curata da Giacomo Pecchinelli e Gisella Orsini. Abbiamo avuto l’ultimo sceneggiatore vivente di “C’era una volta in America” , Franco Ferrini, ascoltato in religioso silenzio, Michele D’Attanasio, direttore della fotografia in film pluripremiati e lui stesso David di Donatello...». Insomma Pescara e l’Abruzzo hanno voglia di sapere, capire, scoprire. «Che bello vero? Anche la sezione Architettura con l’Università d’Annunzio è stata seguitissima, un piacere». Il telefono si illumina: «Un messaggio, gli autori che ringraziano. L’atmosfera gli è piaciuta. C’è stata empatia tra autori e pubblico. Questo il vero successo»