Simona Molinari

SIMONA MOLINARI

«Il set è bellissimo è come il palco: dà dipendenza» 

La cantautrice abruzzese protagonista di C’è tempo: «Veltroni mi ha rassicurata e ci siamo divertiti»

Sul grande schermo finora c’era stata la sua voce splendente, con il brano “La Felicità” nel film di Fabio De Luigi “Tiramisù” uscito nel 2016 e del quale Simona Molinari firmava anche la colonna sonora per i titoli di coda con il brano “Coincides”. Ora la cantante aquilana, 36 anni compiuti il 23 febbraio, è passata anche alla recitazione. E senza dover rinunciare al suo swing.

L'artista abruzzese in una scena del film "C'è tempo"

È nelle sale in questi giorni “C’è tempo”, film di esordio di Walter Veltroni come regista di un lungometraggio, in cui una luminosa Simona Molinari è attrice coprotagonista nonché autrice di alcuni dei brani della pellicola.
Il film racconta la storia di Stefano (Stefano Fresi), quarantenne precario e immaturo che vive in un paesino di montagna: la sua unica occupazione è quella di osservatore di arcobaleni. Alla morte del padre, con il quale non aveva rapporti, scopre di avere un fratellastro tredicenne. Stefano parte quindi per Roma accettandone la tutela, ma solo per ricevere in cambio un generoso lascito. Molto diversi tra loro, i due iniziano un viaggio in macchina che è metafora di un viaggio dentro se stessi. L’incontro con Simona (Simona Molinari), cantante in tour con sua figlia, è il punto di svolta nel rapporto tra i due fratelli, che impareranno a conoscersi e scoprirsi. Insomma un ruolo da cantautrice che calza a pennello a questa artista dalle mille sfumature.
Simona, la sua carriera è a una svolta: è diventata anche attrice.
“Diventata un’attrice” è un parolone, perché non mi sento di togliere qualcosa a chi studia anni per fare l’attore o l’attrice. Diciamo che mi sono divertita a fare un po’ quello che sono anche nella realtà, certo impegnandomi in lunghe prove. Ma l’impegno lo metto sempre in tutto quello che faccio...
Come è successo?
Con semplicità e molti timori. Un giorno Walter è venuto a casa mia, un gesto di grande umiltà, voglio dire che non è da tutti del suo livello andare davanti casa di una persona a chiedere qualcosa, anche se è “recita per me”. Lui me lo ha chiesto così. Io ho risposto con un sacco di dubbi: “non sono una attrice”, “non saprei come gestire...”. E lui mi ha detto: “Io sono al mio primo film, tu pure, ci divertiremo”.
E così è stato? Le è piaciuto stare sul set?
Sììì, molto! E le dico subito: mi piacerebbe ripetere l’esperienza. Ho idea che il set faccia lo stesso effetto del palco: dà dipendenza. E poi il film è proprio bello. Lo consiglierei. È un film poetico, racconta un viaggio nel viaggio, un road movie durante il quale i due protagonisti si scoprono e scoprono il valore e la bellezza di essere fratelli. Ti dice che c’è sempre un tempo per mettere in discussione la vita che si fa. E cambiare.
I personaggio Simona è una cantautrice nel film. Simona Molinari lo è anche per il film, giusto?
Negli ultimi tre anni avevo smesso di scrivere, mi sono arrugginita (ride ndr) e dedicata alla maternità. Invece col film non so... Insomma, durante le riprese ho scritto un brano, chitarra e voce, Walter lo ha sentito e lo ha inserito nel film. Si intitola “Parlami” e uscirà con un video clip per la regia di Veltroni che metterò online e che regalo a chi vorrà ascoltarlo, alla “mia gente”.
L’Aquila si appresta a ricordare il decennale del terremoto. Come vede la sua città, come pensa a quei giorni dell’aprile 2009, a questi anni?
Sono volati, questi anni... Ma se penso a me dieci anni fa mi vedo lontana da come sono ora, così come se penso all’Aquila dieci fa, sembra ieri, ma è così lontana...Siamo tutti diversi da come eravamo dieci anni fa. Per me c’è poi una coincidenza particolare: io ho debuttato a Sanremo due mesi prima della scossa, Ecco dieci anni dal mio esordio felice, dieci anni da quel dolore. L’Aquila sta rinascendo, diversa e bellissima, si sta ricostruendo con cura e bellezza. In Giappone c’è una tecnica antichissima e raffinata per restaurare le crepe di oggetti antichi con l’oro, così si vedono le venature in questo metallo prezioso che danno un nuovo ulteriore valore, all’oggetto, non celano quello che è accaduto, lo sottolineano. Ecco vorrei che L’Aquila fosse una città d’oro, che conservi una memoria di ciò che è stato, delle sue ferite. La memoria va utilizzata.
Il 2018 è stato anche l’anno del #me too, dagli Usa all’Italia tante donne del cinema e della musica hanno preso posizioni forti e decise contro le molestie sessuali, lei che al mondo dello spettacolo appartiene che ne pensa?
Ci sono molti pregiudizi da sfatare. Io credo che sulle molestie si debba parlare di violenza, anche mentale, perpetrata. Al tempo stesso mi sento di dire che una donna può comunque sempre scegliere, non è vero che se non cedi al ricatto non vai avanti, per mia esperienza invece dico che sei nella condizione di scegliere con coerenza se hai talento. La molestia non deve essere un alibi per fermarsi, per rinunciare. Non lasciamo che ci tolgano la speranza, i sogni, la fiducia nella nostra arte, di potercela fare. Da sole.
©RIPRODUZIONE RISERVATA