In scena l’Italia di pupi e “cuntastorie”
Sacerdote e Botta dal “Tosti” di Ortona portano su Rete 8 «battaglie, giuramenti, inganni, ardimenti»
L’AQUILA. La forza del passato declinata in parole, ma anche attraverso una combine fatta di ottone, legno e pennacchi che prendono vita con il Teatro Stabile d’Abruzzo. Il progetto “L'arte non si ferma” coordinato dal direttore artistico Giorgio Pasotti, punta questa sera (ore 22.30), in prima tv su Rete 8, su “Dove nacque Italia, un viaggio nella storia tra pupi, cunto e musica”, regia e drammaturgia Girolamo Botta e Marcello Sacerdote, scenografie, costruzione e manovra dei pupi Girolamo Botta e Alessandra Guadagna, cunto, narrazione e musiche in scena Marcello Sacerdote, assistente tecnico e di scena Cristian Zulli. Una produzione del Tsa in collaborazione con CuntaTerra e I Pupi italici.
Lo spettacolo narra la vicenda della Guerra Sociale avvenuta nel 91-88 a.C., che vide contrapposti diversi popoli italici della penisola contro la Repubblica romana, alla quale venivano rivendicati la cittadinanza e il riconoscimento dei diritti fondamentali. Tra battaglie, giuramenti, inganni, ardimenti e passioni, uno spettacolo che alterna i differenti registri espressivi – epico, comico, poetico e tragico – propri del teatro d’arte popolare.Ne emergono i temi della giustizia sociale, dell’uguaglianza, della libertà, dell’amore per la patria profondamente connesso a quello per la fratellanza tra i diversi popoli. Teatro di figura, narrazione e musica si incontrano e danno vita per la prima volta a uno spettacolo unico nel suo genere, in cui si racconta un tratto fondamentale – e spesso sconosciuto – della memoria storica collettiva.
«Portiamo sul palco per la prima volta», spiega Sacerdote, «uno spettacolo che parte dal racconto popolare e ne usa gli strumenti». Il cunto viene fatto con l’essenziale che richiede la tradizione: una pedana, una spada, il corpo e la voce. Il cuntista, ovvero il narratore professionista del ciclo carolingio e di storie epico cavalleresche, è stato probabilmente il veicolo principale attraverso cui l’Opera dei pupi ha derivato i soggetti da rappresentare nella sua forma ciclica. Sacerdote, attore, narratore e musico abruzzese, nello spettacolo si propone di riportare in vita la storica, e ormai quasi in via d’estinzione, figura del cuntastorie tradizionale, attingendo alla tecnica assai caratteristica del cunto siciliano e riportandola al proprio linguaggio, mediato attraverso espressioni popolari dell’Italia centro-meridionale che lo rendano fruibile e comprensibile a tutti. Il fatto di farlo in Abruzzo è un valore aggiunto. «Il nostro spettacolo», riprende Sacerdote, «si adatta a qualsiasi luogo, anche nella formula “site-specific”, naturalmente anche al’aperto in vista dell'estate». L’Opera dei Pupi è un tipo di teatro delle marionette tipico della tradizione dell’italia meridionale sviluppata maggiormente in Sicilia. Sino agli anni ’50 infatti l’Italia centro meridionale godeva di diversi teatri stabili dell’Opera dei pupi. La prossima settimana “L’arte non si ferma” proporra, sempre dal teatro Tosti di Ortona dove si va in scena per la tv, “Non ditelo alle stelle” diretto da Federica Vicino.
Lo spettacolo narra la vicenda della Guerra Sociale avvenuta nel 91-88 a.C., che vide contrapposti diversi popoli italici della penisola contro la Repubblica romana, alla quale venivano rivendicati la cittadinanza e il riconoscimento dei diritti fondamentali. Tra battaglie, giuramenti, inganni, ardimenti e passioni, uno spettacolo che alterna i differenti registri espressivi – epico, comico, poetico e tragico – propri del teatro d’arte popolare.Ne emergono i temi della giustizia sociale, dell’uguaglianza, della libertà, dell’amore per la patria profondamente connesso a quello per la fratellanza tra i diversi popoli. Teatro di figura, narrazione e musica si incontrano e danno vita per la prima volta a uno spettacolo unico nel suo genere, in cui si racconta un tratto fondamentale – e spesso sconosciuto – della memoria storica collettiva.
«Portiamo sul palco per la prima volta», spiega Sacerdote, «uno spettacolo che parte dal racconto popolare e ne usa gli strumenti». Il cunto viene fatto con l’essenziale che richiede la tradizione: una pedana, una spada, il corpo e la voce. Il cuntista, ovvero il narratore professionista del ciclo carolingio e di storie epico cavalleresche, è stato probabilmente il veicolo principale attraverso cui l’Opera dei pupi ha derivato i soggetti da rappresentare nella sua forma ciclica. Sacerdote, attore, narratore e musico abruzzese, nello spettacolo si propone di riportare in vita la storica, e ormai quasi in via d’estinzione, figura del cuntastorie tradizionale, attingendo alla tecnica assai caratteristica del cunto siciliano e riportandola al proprio linguaggio, mediato attraverso espressioni popolari dell’Italia centro-meridionale che lo rendano fruibile e comprensibile a tutti. Il fatto di farlo in Abruzzo è un valore aggiunto. «Il nostro spettacolo», riprende Sacerdote, «si adatta a qualsiasi luogo, anche nella formula “site-specific”, naturalmente anche al’aperto in vista dell'estate». L’Opera dei Pupi è un tipo di teatro delle marionette tipico della tradizione dell’italia meridionale sviluppata maggiormente in Sicilia. Sino agli anni ’50 infatti l’Italia centro meridionale godeva di diversi teatri stabili dell’Opera dei pupi. La prossima settimana “L’arte non si ferma” proporra, sempre dal teatro Tosti di Ortona dove si va in scena per la tv, “Non ditelo alle stelle” diretto da Federica Vicino.