In televisione tutto Eduardo a 40 anni dalla morte
Il 31 ottobre 1984 l’addio al grande artista, l’omaggio Rai con tre mesi di commedie e due documentari
Figlio della più grande tradizione teatrale napoletana. Ma impareggiabile interprete dei grandi cambiamenti di un’Italia che dalla campagna scopriva la modernità. Era il 31 ottobre 1984 quando, a 84 anni, moriva Eduardo De Filippo (1900 – 1984), l’attore e l’autore che – tra i molti successi e meriti – per primo intuì l’importanza di portare il teatro in tv. E proprio la tv, con il prezioso materiale degli archivi Rai, gli rende oggi un omaggio lungo tre mesi con Eduardo 40, progetto di Rai Cultura curato da Felice Cappa, che da oggi tutti i giorni alle 16.15 e dal 2 novembre anche il sabato in prima serata (e poi su Raiplay), riproporrà in ordine cronologico tutte le sue opere. Un cartellone straordinario del suo talento, in collaborazione con la Fondazione De Filippo, che attraversa oltre mezzo secolo d’Italia e di teatro, dal 1922 con Uomo e galantuomo a Gli esami non finiscono mai del 1973. «Eduardo ha vissuto profondamente il suo tempo. Tutti lo conoscono per la straordinaria capacità di interprete e per il carisma sulla scena», racconta Cappa «ma è altrettanto importante il suo lavoro di scrittura. Proprio la sua intuizione dell’importanza del nuovo mezzo televisivo, anche per promuovere il teatro, ha fatto sì che la Rai oggi abbia un patrimonio straordinario, con gran parte delle sue commedie, atti unici e sceneggiati. Nessun autore teatrale è tanto “conservato”. Eduardo», prosegue Cappa, «per oltre 50 anni ha raccolto e rielaborato i momenti salienti del Paese, dai mutamenti della famiglia ai costumi sociali, senza aver mai paura di “sporcarsi le mani” con la vita. Si è occupato di prostitute e poveracci, della follia, che serpeggia spesso nei suoi testi, di tradimenti, omosessualità, del rapporto malato col denaro, del Paese davanti alla modernità, del cambiamento dei valori, non sempre capaci di mantenere la dignità delle persone. Il Sindaco del Rione Sanità racconta, ad esempio, il potere all’interno delle comunità in modo molto crudo. Eduardo è un poeta perché riesce a dire queste cose non da moralista, ma cogliendone ogni sfumatura. Forse è proprio la complessità della sua Napoli che gli ha permesso di essere compreso e amato in tutto il mondo». Accanto a capolavori come Filumena Marturano, Natale in casa Cupiello (nella versione del 1932, il 4 novembre, in quella a colori del 1977, il 28 dicembre), Questi fantasmi, Ditegli sempre di sì, si vedrà il suo adattamento de Il berretto a sonagli in napoletano del ’36 dal testo di Pirandello. Alla programmazione si aggiungono due documentari originali: Il giorno di Eduardo (9 novembre alle 23), dedicato all’esperienza da senatore a vita, quando mette in scena ancora una volta l’impensabile, combattendo con tutte le proprie forze un’esemplare e rivoluzionaria battaglia contro il sistema carcerario minorile, con immagini inedite dei suoi incontri a Nisida. E Camilleri racconta Eduardo (30 novembre alle 23), ovvero come Eduardo portò le sue commedie in tv, sotto la guida di un allora programmista regista di nome Andrea Camilleri. Chiude il ciclo, il 25 gennaio, il nuovo allestimento di Gennareniello, diretto e interpretato da Lino Musella con Tonino Taiuti per lo Stabile di Napoli al San Ferdinando (il teatro che Eduardo ricostruì dopo la guerra e donò alla città).