In un film i legami tra Giappone e Abruzzo
Dal gesuita teatino Valignano nel Paese del Sol Levante a farchie e matsuri, arrosticini e sushi: ecco le Connessioni nascoste
PESCARA. Cinquecento anni di storie che legano il Giappone all’Abruzzo in un documentario che ricostruisce e ripercorre un ponte fra due mondi, in un lavoro originale e avvincente. Co-prodotto da Monti&Ambrosini Srl e dalla Fondazione PescarAbruzzo, il documentario "Giappone-Abruzzo: le connessioni nascoste" verrà presentato stasera a Pescara, per la prima volta, al cinema Sant’Andrea (ore 20.45). Mercoledì 19 giugno si replicherà a Chieti, al teatro Marrucino, mentre a novembre il lavoro sarà presentato sul suolo nipponico, a Minami-Shimabara. Nelle prossime settimane sarà anche reso disponibile su Amazon Prime Italia, Regno Unito, Usa e Giappone.
Diretta dalla regista Alessia Ambrosini, l’opera è dedicata alla memoria della iamatologa abruzzese Marisa Di Russo, importante personalità nelle relazioni culturali fra Italia e Giappone. Il lavoro, realizzato anche grazie all’attiva partecipazione dei membri dell’associazione Giappone-Abruzzo, oggi presieduta da Claudio Caniglia, è stato girato fra l’Abruzzo e il Giappone e contiene materiali inediti sulla storia antica e recente. Il documentario si apre con una breve descrizione delPaese del Sol Levante ben presente nell’immaginario collettivo degli occidentali, supportata da immagini girate a Tokyo e Osaka. Le immagini cliché piano piano scemano per far posto – in un viaggio ideale e fisico verso la prefettura di Nagasaki – ad altre meno scontate, come per esempio la cattedrale cattolica di Oura. Queste immagini, per quanto non scontate, preludono alla vera sorpresa, che lo spettatore avrà nel porto di Minami-Shimabara, dove spicca un busto di Alessandro Valignano – la stessa identica statua che si trova a Chieti, città in cui il gesuita è nato. Questa è solo la prima delle diverse connessioni che legano il Giappone all’Italia e all'Abruzzo in particolare, regione che i giapponesi considerano “Porta dell'Europa” grazie appunto all’azione di Valignano. Tanti altri personaggi – abruzzesi di nascita – hanno contribuito a creare un ponte tra i due territori: Raffaele Ulisse Barbolani, Gabriele d’Annunzio (l’autore italiano più letto nella Terra del Sol Levante dopo Dante), Francesco Paolo Tosti (il cui repertorio è oggetto di un concorso giapponese di canto lirico addirittura a dimensione panasiatica) e, in anni più recenti, l’ex pilota di Formula 1 Jarno Trulli. Ma ci sono anche delle tradizioni che accomunano Abruzzo e Giappone.
Un caso spettacolare è quello delle feste del fuoco. Quella che si svolge nella città di Sukagawa somiglia talmente tanto alla festa delle Farchie che si svolge a Fara Filiorum Petri, in Abruzzo, che gli abitanti delle due cittadine non riuscirebbero a distinguere quale sia la festa abruzzese e quale il matsuri giapponese se guardassero delle foto senza particolare attenzione. Il documentario è dedicato alla memoria della iamatologa abruzzese Marisa Di Russo, che ha rappresentato per tutta la sua vita una linea di collegamento tra l’Italia e il Giappone. Il documentario esplora inoltre le influenze culinarie reciproche, evidenziando come alcuni piatti tradizionali abruzzesi abbiano trovato nuova vita nelle cucine giapponesi e viceversa. Ad esempio, il rapporto tra il sushi giapponese e l’arrosticino abruzzese viene analizzato, mostrando come due mondi apparentemente distanti possano incontrarsi attraverso il cibo. Inoltre, vengono presentati dei racconti di vita di alcuni italo-giapponesi che vivono tra l’Abruzzo e il Giappone, offrendo un toccante ritratto di identità biculturali. Con una narrazione avvincente e immagini mozzafiato, questo documentario si presenta come un viaggio emozionale attraverso culture e storie intrecciate nel tempo.