LANCIANO
Incalzante, ironico, profondo: irrompe in scena “I due Papi”
Lo spettacolo in scena questa sera al Fenaroli di Lanciano (ore 21) a chiusura della Stagione di prosa 2022/23
LANCIANO. Dieci anni fa, Benedetto XVI sbalordiva il mondo con le sue dimissioni, le prime dopo più di 7 secoli. Cosa ha spinto il più tradizionalista dei Papi alla rinuncia e a consegnare la cattedra di Pietro al radicale ed empatico cardinale argentino? Interpretato da due grandi del teatro, Giorgio Colangeli e Mariano Rigillo, “I due Papi”, accolto come «un lavoro strepitoso» al suo debutto al Festival di Borgio Verezzi, arriva stasera al Fenaroli di Lanciano (ore 21) a chiusura della Stagione di prosa 2022/23.
Il testo teatrale – incalzante e profondo, avvincente e ironico – è di Anthony McCarten – l’autore premio Oscar per Bohemian Rhapsody, L’ora più buia e La teoria del tutto – ed stato adattato per il cinema e nominato per la sceneggiatura agli Oscar e ai Golden Globe. La produzione italiana – unica autorizzata dall’autore – è del regista Giancarlo Nicoletti.
L’imponente scena di Alessandro Chiti, che riproduce dai giardini di Castel Gandolfo alla terrazza di San Pietro fino all’iconica Cappella Sistina, ha ricevuto il Premio “Mulino Fenicio” per la Migliore scenografia. Non fatevi ingannare dal titolo, perché “I Due Papi” non vuole tediare con nessuna soporifera dissertazione teologica. Fra documento storico, humor e dramma, lo spettacolo ripercorre non solo i giorni frenetici che portarono dalla rinuncia di Benedetto all’elezione di Francesco, ma anche le “vite parallele” di due uomini molto diversi accomunati dallo stesso destino. E, soprattutto, ci racconta la nascita di un’amicizia – speciale e inaspettata – fra due personalità fuori dall’ordinario.
Al centro di tutto, una domanda senza tempo: quando si è in crisi, bisogna seguire le regole o la propria coscienza? «Quando ho visto la pellicola di Netflix sono rimasto stupito dall’efficacia e della cifra teatrale della scrittura di McCarten», dice il regista. «Scoprire, da lì a poco, che il film era tratto da un testo teatrale dello stesso autore è stata una piacevole riconferma della prima impressione. La forza dell’incontro/scontro fra i due protagonisti – sullo sfondo di una vicenda storica che resterà probabilmente un unicum dei tempi contemporanei – all’interno della dimensione teatrale acquista, a mio avviso, una forza, un’urgenza e una capacità di penetrazione ancor più grande che al cinema. Perché il cuore di questo incontro e del dialogo fra Ratzinger e Bergoglio – che sia avvenuto o meno non importa – ci riguarda tutti, in quanto uomini, trascendendo dalla dimensione religiosa o spirituale, e oltre il pruriginoso interesse che sempre suscitano le questioni vaticane. Perché “I due Papi” parla, anzitutto, di due uomini e, allo stesso tempo, parla di tutti gli uomini».