Invidia, gelosia, violenza Leo indagatore del male da Shakespeare a oggi 

In uscita il film “Non sono quello che sono” tratto dall’Otello e il regista lo presenta con un talk all’università di Pescara

PESCARA. «Difendite dalla gelosia! È un mostro co ll’occhi verdi che sputa su quello che magna». Una delle frasi più celebri dell’Otello di Shakespeare torna dopo 400 anni, con tutta la sua attualità, e lo fa sul litorale di Ostia, con un inevitabile accento romanesco.
Trae ispirazione proprio da una delle principali tragedie della letteratura mondiale il film Non sono quello che sono, l’ultimo lavoro del regista romano Edoardo Leo, che uscirà nelle sale il 14 novembre. Al centro della storia, ambientata nei primi anni 2000, ci sono proprio il manipolatore Iago, interpretato da Leo, il gelosissimo Otello, cui dà il volto Javad Moraqib, e la vittima innamorata Desdemona, la cui interpretazione è affidata ad Ambrosia Caldarelli. Una storia senza tempo che, anche nella versione di Edoardo Leo, quando ormai i fazzoletti di stoffa sono un lontano ricordo o un vezzo di pochi, affronta i temi urgenti e attualissimi della violenza di genere, della gelosia, del maschilismo, dell’anaffettività e del razzismo. Temi che saranno al centro della masterclass tenuta dal regista per gli studenti abruzzesi, in programma domani alle 11 nell’aula 27B dell’Università Gabriele d’Annunzio, in viale Pindaro a Pescara. Il talk fa parte di un ciclo d’incontri negli atenei italiani che sta anticipando l’uscita del film e che vede protagonisti Leo e i docenti universitari, insieme agli studenti e al pubblico. Ad affiancare l’attore e regista, nel corso dell’incontro moderato dal critico cinematografico Francesco Di Brigida, saranno Anita Trivelli, docente ordinaria di Cinema del dipartimento di Lingue, Letterature e Culture moderne, e Paola Partenza, associata di Letteratura Inglese nello stesso dipartimento, con le quali saranno approfonditi i temi del linguaggio cinematografico e della scelta di tradurre il testo nei dialetti romanesco e napoletano (il ruolo di Emilia, infatti, è affidato all’attrice partenopea Antonia Truppo).
Protagonista del talk anche Alessandra Babore, associata di Psicologia Dinamica al dipartimento di Psicologia, grazie alla quale si potranno esplorare le tematiche relative alla gelosia e all’educazione all’affettività. «L’idea di lavorare all’Otello di Shakespeare nasce quindici anni fa da un articolo letto su un quotidiano», spiega Edoardo Leo. «Un uomo, accecato da una folle gelosia, uccide sua moglie e poi si suicida. È allo stesso tempo la sinossi di una delle opere teatrali più famose nel mondo e triste cronaca dei nostri giorni. Da lì è partita una lunga ricerca per pensare un adattamento contemporaneo che fosse il più possibile rispettoso dell’originale. Dal confronto tra le numerose traduzioni italiane della tragedia, fatte in epoche diverse, è maturata la convinzione che per restituire la “parola” di Shakespeare, il dialetto (romano e napoletano) fosse paradossalmente il più vicino a rappresentare la forza di quel linguaggio».
Leo rivela, ancora, che il lavoro di traduzione è durato molti anni e che ha permesso di filmare Otello senza modificare il testo che è stato, tranne per i tagli necessari, integralmente riportato nella pellicola. «Razzismo, violenza, invidia sociale, maschilismo, femminicidio», prosegue il regista, «un’indagine sul male di una modernità sconcertante per una drammaturgia che ha più di 400 anni. Racchiusa nella frase di Iago che più di tutte suggerisce la profondità dell’analisi psicologica che questo testo opera sui suoi personaggi e ancora su di noi indagando nelle nostre contraddizioni. E che dà il titolo a questo film: Non sono quello che sono».