«Io e Greg ridendo portiamo il pubblico  a spasso nel tempo» 

Country blues, rock and roll e comicità a go go nello show “Apoftegmi musicali” di scena all’Aquila

L’AQUILA. Se si chiede a qualsiasi vocabolario di assegnare un significato al sostantivo di origine greca “apoftegma”, la risposta che ne deriva si avvicina a: “verdetto, sentenza o detto celebre” ed è entrato a far parte della memoria collettiva che poi costituisce la cultura classica.
Se si chiede di trasporre questo concetto in musica a due come Claudio Gregori (Greg del duo Lillo & Greg) e Max Paiella, ne viene fuori uno spettacolo originale esilarante. Si parte da uno stornello che prende forme contenuti e nazionalità diverse: quello classico romano che si trasforma in farsa, fino ad approdare alla canzone tradizionale romena, poi il rock’n’roll norvegese, la Ballad Hawaijana, il vecchio affascinante country blues in un’atmosfera che rasenta Brecht, Camus e Beckett... ma non li tocca mai.
Le canzoni si susseguono insieme a dialoghi comici in cui Greg e Max, immersi nel buio della vita, ma illuminati da due faretti sottostanti, ironizzano sui rapporti interpersonali in modo surreale, assurdo e grottesco. Tutto questo è “Apoftegmi musicali”, spettacolo prodotto da una sinergia tra Teatro Stabile d’Abruzzo e Spazio Rimediato. C’è un copione ma si improvvisa molto. Del resto, i due si conoscono da tempo. «Ho conosciuto Claudio molti anni fa, in una palestra a Roma», spiega Paiella. «Una di quelle palestre vecchissime, con i pesi fatti sfera, di quelle che sembrano uscite da un cartone animato. Avevo 16 anni e lui 21. Parlavamo di fumetti, altra nostra grande passione comune, ma anche di country blues e rock and roll. Lui è più orientato su queste sonorità, adora gente come Chuck Berry e Buddy Holly, mentre io mi oriento più sul finire dei Sessanta con Led Zeppelin e Rolling Stones, però non mi dispiacciono gli arrangiamenti di Jerry Lee Lewis. In ogni caso, c’è grande sintonia fra noi».
Lo spettacolo, va in scena domani, 13 luglio alle 21.30 per I Cantieri dell’Immaginario all’Aquila in piazza Duomo (ingresso 5 €) e la prenotazione è obbligatoria, non si può effettuare servizio di botteghino in loco. Qualsiasi altra informazione la si trova su www.cantieriimmaginario.it
Paiella, uno spettacolo che in qualche modo celebra la vostra amicizia. Come avete sviluppato la narrazione?
Abbiamo messo insieme una serie di elementi che già fanno parte del nostro repertorio condiviso. Abbiamo inventato delle storie di personaggi storici mai esistiti, magari personaggi di cui si potrebbe parlare nella Bibbia, con tanto di parabole e proverbi per giocare a spasso nel tempo. Ci siamo immaginati artisti in viaggio, tra Balcani e Carpazi, ma sempre partendo e tornando a Roma, lì dove sono le nostre origini.
La rassegna dei Cantieri dell’Immaginario costituisce un esempio di come si possano sfruttare gli spazi all’aperto per organizzare concerti o rappresentazioni nel pieno rispetto delle norme di contenimento dei contagi. Come sarà la sua estate?
Fortunatamente, occasioni di questo tipo stanno aumentando. Mi capita in queste settimane di venire contattato per andare in scena da qualche parte nella Penisola. Anche la mia rilettura di Gianni Rodari, nell’anno del centenario della nascita, ha riscontrato un buon successo di pubblico e in tanti si identificano in quel percorso attraverso le magie del maestro scrittore di Omegna che seppe sovvertire i canoni della letteratura per l’infanzia. Un percorso che vuole essere un invito alla libertà, per i bambini di tutte le età.
Questo periodo ha messo a dura prova gli operatori della musica e dello spettacolo, specie per gli artisti della scena underground. Come valuta le dinamiche attuali, anche come uomo di radio?
Avendo collaborato di recente con Cortinametraggio, festival di corti e videoclip che si tiene a Cortina d’Ampezzo, ho toccato con mano la qualità di tanti giovani talenti che portano avanti i propri lavori con grande sacrificio. Bisogna sostenere le piccole produzioni con ogni mezzo, specie un momento delicato come quello attuale che tende a penalizzare, mi rendo conto, chi non ha raggiunto il mainstream.
Ha accennato al cinema e abbiamo parlato di musica. La scorsa settimana il mondo ha detto addio al maestro Ennio Morricone. Ha un ricordo, una suggestione che la lega a lui?
Penso a “Se telefonando” che Morricone scrisse ispirandosi alla sirena della polizia di Marsiglia. Quella sirena il cui suono si sovrappone all’immagine di una donna e alla sua rappresentazione che trascende in figura mitologica. Una canzone a cui ha collaborato anche Maurizio Costanzo, autore del testo insieme a Ghigo De Chiara.
©RIPRODUZIONE RISERVATA