La geopandemia? È l’inaspettato che ci cambierà
Gli assetti politici in Italia e nel mondo dopo il Covid-19 nel libro dell’aquilano Salvatore Santangelo
L’AQUILA. «Il cigno nero metterà all’angolo quella che Ulrich Beck ha definito la società del rischio». Salvatore Santangelo, giornalista aquilano e docente universitario, definisce così il Covid 19 nel suo ultimo libro: “Geopandemia, decifrare e rappresentare il caos”, edito da Castelvecchi. Del Covid, del suo impatto nei prossimi scenari politici, abbiamo parlato con lo stesso autore.
Come nasce questo titolo?
«Con il collega Gabriele Natalizia, abbiamo proposto questo concetto nelle settimane più drammatiche della prima crisi pandemica, commentando come, con l’arrivo - nel nostro Paese - dei tanto mediatizzati aiuti cinesi, russi e persino cubani, assieme alla dimensione sanitaria si fossero messe in moto altre dinamiche: narrative, geopolitiche, di biopolitica e di biocrazia. Questi fenomeni sono oggi globali. Mi sembra che Geopandemia li riassuma tutti. Il Covid è definito Cigno nero, mutuando la nota espressione di Nassim Nicholas Taleb».
Ci spiega la metafora?
«Il Cigno nero è qualcosa d’inaspettato che fa deragliare il corso degli eventi. In realtà, una pandemia e le modalità per affrontarla dovrebbero essere incluse in un qualsiasi piano di protezione civile. Il Covid diventa un cigno nero quando le sue implicazioni sono appunto geopandemiche, e quindi globali, sistemiche, pervasive. Questo nuovo paradigma ci porta a fare i conti con l’oracolare affermazione di Primo Levi: «il futuro ha un cuore antico»; per affrontare le nuove sfide dobbiamo attingere alla saggezze degli antichi».
Se le crisi generano eroi, come lei afferma, chi sono i nuovi eroi e che ruolo hanno?
«Sono eroi coloro che antepongono i propri doveri ai propri diritti; facendo qualcosa di più di quanto il loro ruolo o il contesto richiederebbero. I valori - e lo dico senza moralismo - possono essere i poli di tensione di una rigenerazione politica e culturale, assieme alla capacità di tendere in modo non rigidamente definito - ma ampio - verso una nuova spiritualità».
Nel testo si fa riferimento alle elezioni americane e all’impatto sull’Italia.
«Con la sconfitta di Trump (determinata in gran parte dalla fallimentare gestione della pandemia), l’internazionale sovranista perde quello che con Netanyahu, è stato il suo principale sponsor. Come afferma Giancarlo Giorgetti, il Centrodestra, per tornare nella stanza dei bottoni, ha una via obbligata: abbandonare le sue velleità populiste, antisistemiche e anti-euro, rientrando nella grande famiglia del popolarismo europeo».
Lei ipotizza che la scoperta del vaccino anti-Covid detterà i prossimi equilibri geopolitici mondiali. Per quale motivo?
«Perché la competizione tra le potenze si misura sempre più sulla qualità del capitale umano, in questo senso la sfida è sulle biotecnologie, sui calcolatori quantistici, sull’intelligenza artificiale. Il vaccino è il punto di snodo di tutto questo».
Come nasce questo titolo?
«Con il collega Gabriele Natalizia, abbiamo proposto questo concetto nelle settimane più drammatiche della prima crisi pandemica, commentando come, con l’arrivo - nel nostro Paese - dei tanto mediatizzati aiuti cinesi, russi e persino cubani, assieme alla dimensione sanitaria si fossero messe in moto altre dinamiche: narrative, geopolitiche, di biopolitica e di biocrazia. Questi fenomeni sono oggi globali. Mi sembra che Geopandemia li riassuma tutti. Il Covid è definito Cigno nero, mutuando la nota espressione di Nassim Nicholas Taleb».
Ci spiega la metafora?
«Il Cigno nero è qualcosa d’inaspettato che fa deragliare il corso degli eventi. In realtà, una pandemia e le modalità per affrontarla dovrebbero essere incluse in un qualsiasi piano di protezione civile. Il Covid diventa un cigno nero quando le sue implicazioni sono appunto geopandemiche, e quindi globali, sistemiche, pervasive. Questo nuovo paradigma ci porta a fare i conti con l’oracolare affermazione di Primo Levi: «il futuro ha un cuore antico»; per affrontare le nuove sfide dobbiamo attingere alla saggezze degli antichi».
Se le crisi generano eroi, come lei afferma, chi sono i nuovi eroi e che ruolo hanno?
«Sono eroi coloro che antepongono i propri doveri ai propri diritti; facendo qualcosa di più di quanto il loro ruolo o il contesto richiederebbero. I valori - e lo dico senza moralismo - possono essere i poli di tensione di una rigenerazione politica e culturale, assieme alla capacità di tendere in modo non rigidamente definito - ma ampio - verso una nuova spiritualità».
Nel testo si fa riferimento alle elezioni americane e all’impatto sull’Italia.
«Con la sconfitta di Trump (determinata in gran parte dalla fallimentare gestione della pandemia), l’internazionale sovranista perde quello che con Netanyahu, è stato il suo principale sponsor. Come afferma Giancarlo Giorgetti, il Centrodestra, per tornare nella stanza dei bottoni, ha una via obbligata: abbandonare le sue velleità populiste, antisistemiche e anti-euro, rientrando nella grande famiglia del popolarismo europeo».
Lei ipotizza che la scoperta del vaccino anti-Covid detterà i prossimi equilibri geopolitici mondiali. Per quale motivo?
«Perché la competizione tra le potenze si misura sempre più sulla qualità del capitale umano, in questo senso la sfida è sulle biotecnologie, sui calcolatori quantistici, sull’intelligenza artificiale. Il vaccino è il punto di snodo di tutto questo».