La nuova stagione del Maxxi pronta a incantare i visitatori
Quattro percorsi narrativi per la mostra “Afterimage”, “Nxt” per l’architettura C’è anche “L'Aquila Fenice”, serie di podcast di Spotify sulla città dopo il sisma
L’AQUILA. Memoria, metamorfosi e alternanza tra creazione e distruzione in quattro percorsi narrativi che da stamattina accoglieranno i visitatori fino al 19 febbraio 2023. Questi gli snodi di “Afterimage” mostra collettiva il cui allestimento è curato dal direttore del Maxxi L’Aquila, Barlolomeo Pietromarchi, insieme ad Alessandro Rabottini.
Un tessuto narrativo che si avvale di opere di 26 artisti internazionali e pone in dialogo nuove commissioni concepite per l’occasione con importanti prestiti e opere della Collezione Maxxi tra pittura, scultura, fotografia, installazione, video e sperimentazione digitale. «È la mostra stessa a farsi spazio nelle volumetrie del palazzo a partire dalla prima opera collocata all’esterno del portale», spiega Rabottini. «Una mostra generosa in cui lo spettatore è invitato a visitare le sale liberamente, con fluidità, come se fosse un poema visivo».
Tre i fili che si intrecciano: le commissioni ad artisti italiani e non, le opere delle collezione del Maxxi e le memorie che gli spazi di Palazzo Ardinghelli evocano.
La prima linea narrativa è dedicata al connubio di “Materie e memoria” ed accoglie opere di June Crespo, Anna Maria Maiolino, Esther Kläs, Francesco Arena, Luca Monterastelli, Bronwyn Katz, Dominique White. Altro nucleo di indagine è quello dedicato alla «immagine mutevole» con lavori di Mario Cresci, Paolo Gioli, Luca Maria Patella, Massimo Grimaldi, Elisa Sighicelli, Oliver Laric, Tala Madani e Mario Schifano. “Il corpo dischiuso” è il terzo percorso narrativo con Francis Alÿs, Frida Orupabo, Paloma Varga Weisz, He Xiangyu, Marisa Merz, Pietro Roccasalva. Il quarto filone narrativo, ossia “L’architettura interiore” muove dalla riflessione con Hana Miletic, Thomas Demand, Benni Bosettoe, Dahn Vo, Stefano Arienti. «I lavori che compongono la mostra hanno a che fare con la materialità e la sua trasformazione, attraverso gli strati di senso», ha aggiunto Pietromarchi. «Una dimensione che dialoga con gli spazi del Palazzo. Le materie hanno una sedimentazione geologica delle immagini. C’è in questo lavoro un’attitudine etica e politica, per significare qualcosa che sta dietro all’immagine, che è nascosta. Possiamo parlare di “ecologia” dell’immagine. Un valore che la mostra trasmette e che la situa nella contemporaneità».
ARCHITETTURA Ieri è stata presentata anche, da Pippo Ciorra, senior curator Maxxi Architettura, la mostra “Nxt”: proposte progettuali per l’omonimo programma, promosso dalla Fondazione Maxxi con sostegno e patrocinio del Comune dell'Aquila, per promozione di giovani architetti nella valorizzazione dello spazio pubblico esterno a Palazzo Ardhinghelli, che sarà allestito dal vincitore della selezione Dandalo Atelier Remoto. Questa esposizione sarà aperta fino al 4 settembre.
L’AQUILA FENICE Inoltre, da ieri è partita “L’Aquila Fenice”, la serie di podcast, prodotta da Spotify Studios con Chora Media e Maxxi, dedicata a L’Aquila dal sisma del 2009 ad oggi. La serie, scritta da Alessandro Chiappanuvoli, si compone di 6 puntate (le prime due sono già disponibili) e torna sui tragici eventi e su ciò che accadde subito dopo, con il centro storico che divenne una “zona rossa”, inaccessibile, chiusa da transenne e protetta da checkpoint militari. Una zona che poi rappresentò anche il fulcro di una partecipazione senza precedenti, tra tendopoli autogestite, cortei di carriole e “snowpark” improvvisati.
Un tessuto narrativo che si avvale di opere di 26 artisti internazionali e pone in dialogo nuove commissioni concepite per l’occasione con importanti prestiti e opere della Collezione Maxxi tra pittura, scultura, fotografia, installazione, video e sperimentazione digitale. «È la mostra stessa a farsi spazio nelle volumetrie del palazzo a partire dalla prima opera collocata all’esterno del portale», spiega Rabottini. «Una mostra generosa in cui lo spettatore è invitato a visitare le sale liberamente, con fluidità, come se fosse un poema visivo».
Tre i fili che si intrecciano: le commissioni ad artisti italiani e non, le opere delle collezione del Maxxi e le memorie che gli spazi di Palazzo Ardinghelli evocano.
La prima linea narrativa è dedicata al connubio di “Materie e memoria” ed accoglie opere di June Crespo, Anna Maria Maiolino, Esther Kläs, Francesco Arena, Luca Monterastelli, Bronwyn Katz, Dominique White. Altro nucleo di indagine è quello dedicato alla «immagine mutevole» con lavori di Mario Cresci, Paolo Gioli, Luca Maria Patella, Massimo Grimaldi, Elisa Sighicelli, Oliver Laric, Tala Madani e Mario Schifano. “Il corpo dischiuso” è il terzo percorso narrativo con Francis Alÿs, Frida Orupabo, Paloma Varga Weisz, He Xiangyu, Marisa Merz, Pietro Roccasalva. Il quarto filone narrativo, ossia “L’architettura interiore” muove dalla riflessione con Hana Miletic, Thomas Demand, Benni Bosettoe, Dahn Vo, Stefano Arienti. «I lavori che compongono la mostra hanno a che fare con la materialità e la sua trasformazione, attraverso gli strati di senso», ha aggiunto Pietromarchi. «Una dimensione che dialoga con gli spazi del Palazzo. Le materie hanno una sedimentazione geologica delle immagini. C’è in questo lavoro un’attitudine etica e politica, per significare qualcosa che sta dietro all’immagine, che è nascosta. Possiamo parlare di “ecologia” dell’immagine. Un valore che la mostra trasmette e che la situa nella contemporaneità».
ARCHITETTURA Ieri è stata presentata anche, da Pippo Ciorra, senior curator Maxxi Architettura, la mostra “Nxt”: proposte progettuali per l’omonimo programma, promosso dalla Fondazione Maxxi con sostegno e patrocinio del Comune dell'Aquila, per promozione di giovani architetti nella valorizzazione dello spazio pubblico esterno a Palazzo Ardhinghelli, che sarà allestito dal vincitore della selezione Dandalo Atelier Remoto. Questa esposizione sarà aperta fino al 4 settembre.
L’AQUILA FENICE Inoltre, da ieri è partita “L’Aquila Fenice”, la serie di podcast, prodotta da Spotify Studios con Chora Media e Maxxi, dedicata a L’Aquila dal sisma del 2009 ad oggi. La serie, scritta da Alessandro Chiappanuvoli, si compone di 6 puntate (le prime due sono già disponibili) e torna sui tragici eventi e su ciò che accadde subito dopo, con il centro storico che divenne una “zona rossa”, inaccessibile, chiusa da transenne e protetta da checkpoint militari. Una zona che poi rappresentò anche il fulcro di una partecipazione senza precedenti, tra tendopoli autogestite, cortei di carriole e “snowpark” improvvisati.