Morgese porta sulla scena Il Principe: il potere ieri e oggi 

Il linguaggio di Machiavelli il 17 luglio nella grande rassegna estiva dell’Aquila Una forma teatrale legata alla sonorità con Antonella Ruggiero e a pluralità di stili

L’AQUILA. «Bisogna capire che un principe non può osservare nella sua condotta tutte quelle cose per le quali gli uomini sono considerati “buoni”, perché spesso per conservare e salvare la situazione è necessario non seguire le regole di onestà, carità, umanità e religione». Le parole di Nicolò Machiavelli nel Principe, l’opera che ha reso immortale lo scrittore, filosofo, storico e drammaturgo fiorentino (1469 – 1527) rivivono sul palco dei Cantieri dell’Immaginario in una serata particolare, in programma mercoledì 17 luglio alla Scalinata di San Bernardino dell’Aquila (ore 21).
LA SCENA Sul palco Manuele Morgese, diretto da Livio Galassi che sperimenta, con il linguaggio di Machiavelli, una forma teatrale legata alla sonorità, alla ricerca di nuove forme espressive e all’innovazione. Un progetto che vede la straordinaria partecipazione di una delle voci più belle del panorama canoro italiano come Antonella Ruggiero. Una scelta, questa, che segna una sofisticata ricerca e pluralità di stili a impreziosire questa produzione del Teatrozeta. Ad accompagnare Morgese e Ruggiero due musicisti di rilievo, Renzo Ruggieri alla fisarmonica e Paolo Di Sabatino al pianoforte.
IL TRATTATO In qualsiasi modo si interpretino i suoi intenti, ricorda Tim Parks, il Principe non lascia mai indifferenti. Non si resta impassibili di fronte all’idea inquietante che la politica non possa essere guidata da quei codici etici che la maggior parte di noi osserva nel suo vivere quotidiano. E quale che sia la nostra reazione a questa idea una volta chiuso il libro sarà molto difficile continuare a pensare ai nostri leader contemporanei nello stesso modo di prima.
UN’OPERA ATTUALE Ma che cos’è, oggi, il Principe di Machiavelli? Cosa c’è di così accattivante in una formula letteraria così distante dal viver d’oggi come quella del “trattato”? Perché mai dovrebbe stimolare poi un appetito teatrale e, magari, spettacolare? Cosa racconta al nostro vivere quotidiano o al quotidiano vivere del potere esercitato oggi dai leader delle potenze mondiali? Ma soprattutto: è possibile farne nel 2023, nel bel mezzo di un conflitto all’apparenza “non mondiale”, un punto di partenza per una profonda riflessione umana, non solo politica? Perché scegliere il Principe? «Perché Machiavelli va oltre il suo momento storico», osseva Morgese, «parlandoci innanzitutto del potere quale impulso, antico quanto l’uomo, privo d’epoca. Perché quando si parla di potere, in un programma seppure di carattere artistico pensato per un triennio di lavoro, non ci si può esimere dal non pensare a quel “fine che giustifica i mezzi” vessillo del Machiavelli e dalla derivazione “machiavellica” che qualifica un’azione ispirata a principi che esaltano l'astuzia e la mancanza di ogni scrupolo nei rapporti politici e sociali». Il Principe è un’opera caustica quanto mai attuale, un autentico manuale di quella che oggi si suole chiamare realpolitik. «Ma della penna di Machiavelli, in scena ci piace pensare alla restituzione di quella suggestione di pensieri che si fa azione», aggiunge il regista, «la voce dell’attore che mastica la parola trasformandola in carne e poi in pietre, massi, piante o animali». Non uno spettacolo teatrale in senso stretto ma, come da anni fa la compagnia aquilana «attraverso la ricerca di nuovi linguaggi, parleremo di un’evocazione teatrale che fonde parole e suoni, canto e recitazione, musica e silenzio esecuzioni ricercate ed evocate, che come siparietti brechtiani alla Kurt Weill dipingono quell’essere maledettamente umano, come il Principe, in cerca di potere». L’idea di questo allestimento vuole restituire intatto «il sapore inconfondibile di quella lingua rinascimentale così diversa dal nostro italiano eppure così profondamente nostra», sottolinea Morgese, «tutta da gustare, mentre tratteggia con nitide pennellate i ritratti di decine di principi passati, da Ludovico il Moro a papa Borgia, dal Duca Valentino all’imperatore Settimio Severo senza tralasciare Maometto II di Turchia. La presenza di una voce femminile squarcia la tela fitta e cupa delle argomentazioni filosofiche e dei tecnicismi contenutistici, che accompagna le elucubrazioni narrate e recitate dall’attore, il ritmo spezzato, distonie – armonie, vuole regalare al pubblico uno specchio in cui guardare se stessi e vedere, forse, riflesso l’altro da sé, simile al Principe di Machiavelli».
I VOLTI DEL POTERE Il Principe è un nuovo atto del ciclo I volti del potere. «Attraverso un percorso di ricerca e sperimentazione condiviso dagli artisti della compagnia con consulenti scientifici che collaborano da anni con il Teatrozeta», spiega Morgese, «il progetto sul Potere ha avuto molteplici declinazioni tradotte in spettacoli teatrali e performativi: Il potere della mafia, dagli anni 70 ai giorni nostri tinto dal sangue delle stragi; l’omaggio a Falcone e Borsellino e ai tanti morti ammazzati dalla mafia in Apolidia, ovvero il potere della mafia che è ha visto la luce nell'aprile 2022, scritto diretto ed interpretato da me». A questo primo studio sul potere ha fatto seguito nel 2023 lo spettacolo Devolution scritto e diretto da Rolando Macrini regista affermato de La Mama Theatre di New York e che segue il percorso sperimentale e performativo, stile La Mama, appunto. «Dunque», conclude Morgese, «Il Principe di Nicolò Machiavelli rappresenta il terzo capitolo del progetto da me avviato. Per me rappresenta una collaborazione di prestigio anche grazie alle scelte musicali e alla presenza straordinaria di Antonella Ruggiero». Del resto Morgese ama circondarsi di musicisti di qualità, specie nell'ambito del jazz, come nel caso di Fabrizio Bosso.