Addio Giuliani, lo studioso che “sentiva” i terremoti
Il tecnico del radon era divenuto famoso nel corso dello sciame sismico del 2009 La passione per la ricerca, le discusse previsioni e lo scontro con la scienza ufficiale
L’AQUILA. «Ma Giuliani, Giuliani, Giuliani lo sa. Lo sa che ’na scossa la po’ refà... e di nuovo Pesciò dice che era da 3, l’era ittu Giuliani». Domà, l’omaggio dialettale alla canzone “Domani”, restituisce icone, simboli, suggestioni e protagonisti di quei difficili mesi del post-terremoto. E non è un caso se la canzone si sofferma a lungo su Giampaolo Gioacchino Giuliani, scomparso ieri a 74 anni dopo una breve malattia. Ex tecnico dell’Istituto di Fisica dello Spazio interplanetario distaccato dai Laboratori nazionali del Gran Sasso, si è specializzato ed è diventato celebre per le sue ricerche in merito alla possibilità di “annusare” terremoti, attraverso il monitoraggio dei livelli del gas radon. Ricerche portate avanti sulla base di una tradizione internazionale risalente agli anni Settanta in California e Taiwan. Proprio nei Laboratori del Gran Sasso furono portati avanti in tal senso degli studi, nell’ambito del progetto Ermes. Giuliani avviò le sue analisi nel 2000 dopo un terremoto in Turchia registrato l’anno precedente. Realizzò un rilevatore di sua invenzione, ma il suo lavoro non fu riconosciuto dalla comunità scientifica con cui entrò in contrasto. Il capo della Protezione civile al tempo del sisma, Guido Bertolaso, lo denigrò completamente bocciando la possibilità che la sua ricerca potesse essere presa in considerazione. Anche la Commissione Grandi Rischi si schierò apertamente contro di lui. Giuliani fu anche denunciato per procurato allarme dopo aver parlato di una possibile scossa disastrosa nella Valle Peligna a fine marzo 2009. La cosa, comunque, si risolse con l’archiviazione. Le sue indicazioni erano sulla bocca di tutti e la sera del sisma fu intervistato in diretta, in esclusiva, da Bruno Vespa. La notte del sisma aquilano, secondo le sue stesse dichiarazioni, chiese ai familiari di dormire in auto, mentre lui rimase ad attendere la scossa «a casa con la finestra e la porta aperte, impalato davanti al sismografo». Tante le partecipazioni di Giuliani per parlare della sua ricerca sulle tv e giornali nazionali e internazionali, tra le quali il documentario di History Channel sul terremoto dell’Aquila. «All’Aquila si sono salvate circa 350 persone, perché gli scienziati italiani non mi lasciano lavorare?», disse Giuliani in una trasmissione nazionale da Michele Santoro. «Gli americani mi hanno dato credito facendomi posizionare una macchina sulla faglia di Sant’Andrea, mentre gli scienziati italiani non vogliono permettermi di continuare. Anche la mia famiglia ce l’ha con me, perché ho dilapidato risorse economiche, perché la ricerca l’ho fatta a mie spese. La scienza pensa che io abbia la rogna, non faccio parte della comunità», disse ancora. Oggi i dati rimangono come patrimonio alla Fondazione Giuliani, che lo ricorda come «un uomo generoso, caparbio, legatissimo alla famiglia e per i quale la parola “amicizia” aveva un grande valore». Tantissimi i messaggi di cordoglio. Il rito religioso sarà celebrato domani alle 11, nella chiesa di Santa Maria del Soccorso al cimitero.
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