Atti persecutori sul figlio madre finisce agli arresti
Contestati episodi fin dal 1996 e la presenza eccessiva della donna a scuola La difesa: l’indagata si recava in classe solo per essere informata sul rendimento
L’AQUILA. Aperta una vicenda giudiziaria quantomeno controversa che non mancherà di avere strascichi. La squadra Mobile, infatti, su ordine del giudice per le indagini preliminari, ha disposto i domiciliari a una donna, una ricercatrice universitaria polacca di 48 anni, Elzbieta Olejarczyk, accusata di atti persecutori nei confronti del figlio maggiorenne che frequenta un istituto tecnico superiore dell’Aquila.
L’ordine di custodia a carico della donna, che poco tempo fa raccontò al Centro la sua storia, contesta dei comportamenti vessatori che sarebbero iniziati nel 1996 fino ai giorni scorsi. Il riferimento più recente riguarda alcune insistenti visite a scuola che la madre faceva per chiedere informazioni sul rendimento del figlio (che vive con il padre separato). La stessa, non avendo risposta da parte dei vertici della scuola, ha più volte chiamato la polizia e i carabinieri. Naturalmente, a suo carico ci sono denunce presentate dal figlio e dal padre che hanno trovato accoglimento.
La battaglia legale è appena iniziata. L’avvocato Dario Visconti, che assiste la ricercatrice di Varsavia, contesta l’accusa su tutti i fronti.
«La donna andava a scuola ripetutamente», spiega, «in quanto voleva informazioni sul figlio che le venivano sistematicamente negate senza una spiegazione che il buon senso prevede che si diano a una madre. A me sembra perlomeno normale che una madre insista per sapere certe cose anche per esercitare un suo diritto di genitrice».
«Inoltre», aggiunge, «la presenza assidua della madre a scuola non era solo per conoscere il rendimento del figlio da poco maggiorenne e, se possibile, incontrarlo, ma anche per chiedere che venisse assistito da un docente di sostegno». La donna, infatti, tramite vie traverse, aveva comunque appreso che il giovane non sta andando particolarmente bene al punto che, a suo dire, ci vorrebbe un supporto. La difesa si domanda, inoltre, come si possano contestare atti persecutori che, risalendo al 1996, fanno riferimento a quando il giovane non aveva nemmeno quattro anni di età. A questo si aggiunge che nei mesi scorsi sono state presentate diverse controdenunce nelle quali si fanno contestazioni anche abbastanza dure ma che sono rimaste lettera morta. Nei prossimi giorni ci sarà l’interrogatorio di garanzia davanti al giudice per le indagini preliminari del tribunale Marco Billi, che ha firmato il provvedimento contro la donna chiesto dalla Procura.
La stessa difesa si rammarica per il fatto che sia stata usata una misura assai restrittiva quando si poteva adottare anche un provvedimento meno drastico con gli stessi effetti concreti.
Possibile, in caso di mantenimento dell’arresto, che ci sia un ricorso al tribunale del Riesame.
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