Avezzano, il sindaco e quei 7 viaggi privati in auto blu

20 Giugno 2014

Le accuse della Procura a Gianni Di Pangrazio, anche dirigente della Provincia. Lui si difende: motivi istituzionali, tutto legale

AVEZZANO. Sette viaggi privati con l’auto blu vengono contestati al sindaco di Avezzano e dirigente della Provincia, Gianni Di Pangrazio. È quanto emerso dalle indagini preliminari nell’inchiesta che vede il primo cittadino accusato di falso, peculato e abuso d’ufficio. Coinvolte anche altre cinque persone. I sette viaggi, tra cui uno a Ischia, sarebbero al centro dell’indagine. Di Pangrazio sottolinea che «si tratta di questioni amministrative, che in parte ho già chiarito, perché ho sempre rispettato le regole». Sotto inchiesta, insieme al sindaco, gli autisti Mario Scimia ed Ercole Bianchini, che dovranno rispondere anche di truffa ai danni dello Stato. Indagata anche Maria Pia Zazzara. Accusata di peculato anche un’altra dirigente, Paola Contestabile, mentre indagata per favoreggiamento è l’avezzanese Anna Maceroni, attualmente spostata provvisoriamente dal Comune di Avezzano in altri uffici. A Di Pangrazio, nell’inchiesta aperta circa un anno fa, sono contestati sette viaggi che non avrebbe fatto, secondo i sostituti procuratori Stefano Gallo e Roberta D’Avolio, per motivi istituzionali. L’auto blu, quindi, secondo quanto accertato dalle indagini della polizia giudiziaria, sarebbe stata utilizzata a fini personali.

Di Pangrazio, però, si dice tranquillo. «Come sindaco», sottolinea, «sono impegnato 24 ore su 24 e qualsiasi cosa io faccia è nell’interesse della città. Sono problematiche amministrative che verranno analizzate e chiarite. Uso quasi sempre, il 90 per cento delle volte, la mia macchina», spiega Di Pangrazio, «e quando ho utilizzato quella del Comune l’ho fatto per fini istituzionali. Ho fiducia che dalla documentazione emergerà una diversa verità perché ho sempre lavorato nel rispetto delle regole».

L’utilizzo dell’auto di servizio del sindaco è stata concessa in comodato d’uso gratuito al 50 per cento al Comune di Avezzano dalla Provincia dell’Aquila. Per lui l'accusa è anche di aver attestato la regolarità tecnica di un’importante delibera provinciale che creava il Dipartimento speciale. Tutto ciò, secondo l’accusa della Procura aquilana, sapendo che di quel dipartimento sarebbe diventato il responsabile. In sostanza, quando la delibera numero 18/2011 è stata firmata, secondo quanto accertato nel corso delle indagini, Di Pangrazio sapeva che il giorno successivo sarebbe stato nominato direttore dell’istituendo Dipartimento speciale, ottenendo una retribuzione accessoria di 18mila euro. Secondo la Procura, ha «attestato in modo falso la regolarità dal punto di vista tecnico della riorganizzazione».

«Ho già chiarito in parte la questione», afferma Di Pangrazio, «per me quegli atti sono legittimi. Ho fiducia nella magistratura e nelle istituzioni, altrimenti non farei il sindaco». È accusato, inoltre, secondo quanto emerso dalle indagini della polizia giudiziaria, di aver distaccato Bianchini per utilizzarlo come autista personale al Comune.

Stesse accuse anche alla Contestabile e agli autisti che avrebbero utilizzato l’auto di servizio per questioni non istituzionali, anche nei fine settimana e in alcuni casi anche per andare a fare la spesa. La Maceroni, invece, avrebbe dichiarato il falso, secondo i pm, sull’utilizzo delle auto nell’Ente e quindi avrebbe favorito il sindaco e il personale accusato. Ora le parti avranno 20 giorni per presentare le memorie difensive e a quel punto i pm decideranno se avanzare la richiesta di rinvio a giudizio o meno.

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