L'AQUILA

Baby gang, violenza e spaccio nelle scuole, 13 arresti / AGGIORNAMENTI E VIDEO INTERVISTA

Oltre 30 gli indagati, sei ragazzi in carcere e sette in comunità. Le accuse sono di estorsione, risse e atti persecutori, un anno di indagini

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L'AQUILA. Tredici arresti, di cui 6 custodie cautelari in carcere e 7 collocamenti in comunità. Sono i risultati della maxi operazione congiunta dei carabinieri del comando provinciale di L'Aquila e della Squadra Mobile che hanno eseguito le misure cautelari su richiesta della procura della Repubblica del tribunale per i minorenni.

Oltre 30 gli indagati minorenni e neomaggiorenni, accusati di reati quali atti persecutori, violenze, estorsioni, detenzione e cessione di sostanze stupefacenti e risse che hanno colpito il territorio aquilano negli ultimi mesi. La nazionalità degli indagati è varia (Paesi balcanici, nordafricani e italiani). 

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Baby gang a L'Aquila, il procuratore del Tribunale per i minori: "La città ha risposto, l'obiettivo è il reinserimento"
Il procuratore David Mancini parla dell'operazione che ha portato a 13 ordinanze di custodia (video di Raniero Pizzi)

I soggetti raggiunti da ordinanze cautelari sono accusati di aver promosso e condotto attività dirette a creare forme di predominio su altri coetanei, di controllo di porzioni di aree urbane, di smercio professionale di sostanze stupefacenti in prossimità di scuole, di scontro con altri gruppi antagonisti di minori che si sono verificati in diverse zone centrali del capoluogo.

LE INDAGINI. Sono partite un anno fa attraverso intercettazioni e videoriprese, in seguito a violenze, aggressioni e spaccio avvenuti in centro storico, nelle ore di punta della movida e ripetute fino a questi giorni. Tra gli episodi registrati, lo scorso luglio, l'aggressione ad una pattuglia dei carabinieri da parte di circa 15 ragazzi, e nei mesi precedenti decine di giovani coinvolti in diverse risse e aggressioni, anche a colpi di bottiglie, nei luoghi di maggior concentrazione di persone.

IL PROCURATORE. «C'è necessità di affrontare i reati con delle misure repressive, ma soprattutto c'è bisogno di riabilitare i minori e reintrodurli nella società», così il procuratore del Tribunale per i minori dell'Aquila David Mancini, alla conferenza stampa di questa mattina nella sede provinciale dei carabinieri dell'Aquila.

IL COMANDANTE. «Siamo intervenuti prima che questi fatti criminali degenerassero, anche in vista dell'apertura delle scuole», ha detto il colonnello Nicola Mirante, comandante dei carabinieri della provincia dell'Aquila. «Un intervento forte, ma necessario che dia il segnale di presenza delle forze dell'ordine. È in corso in queste ore un Comitato per piano di controllo di servizi previsti sulla riapertura delle scuole, in collaborazione con le associazioni. Educare per noi è la priorità», conclude Mirante.

IL QUESTORE. «Per questo tipo di indagine ci vuole una maggiore sensibilità e accuratezza, rispetto all'ordinario», ha detto il questore Enrico De Simone. «È un ambito sociale in cui bisogna moderare le modalità. È stata fatta un'azione molto discreta di indagine, perché dopo la pandemia non volevamo limitare la libertà di voglia di ripartire dei giovani. Divertimento sì, ma nessuno sconto per fatti illeciti. Questi reati stavano creando uno stato di insicurezza in città, li abbiamo fermati prima che degenerassero», conclude.