Berlusconi a Bertolaso: devi restare
Il capo della Protezione civile accetta di rinviare la partenza di qualche mese.
L’AQUILA. Berlusconi, dal letto d’ospedale, gli chiede di restare. Lui conferma la volontà di lasciare la Protezione civile ma si tratterrà ancora «qualche mese» del 2010 per guidare il passaggio di consegne. Intanto, sotto Natale, scrive la letterina agli assegnatari del progetto Case. Guido Bertolaso vuole controllare che tutti gli alloggi consegnati vengano effettivamente occupati da chi ne ha diritto. Avranno 3 giorni, gli assegnatari provvisori, per firmare la dichiarazione che mira a riscontrare «l’effettivo utilizzo degli alloggi». Già ci sono segnalazioni di case assegnate e mai realmente occupate. E si vogliono stroncare sul nascere fenomeni di questo tipo.
A Roma Bertolaso ha presentato la donazione per la nuova scuola di Arsita (Teramo), costruita grazie al bookmaker Stanleybet che ha donato 1 milione e 400mila euro. Poi, nel «Faccia a faccia» di Radiotre, ha invitato Berlusconi all’Aquila, «perché, e gliel’ho detto, qui c’è gente pronta a lanciargli fiori e non certo oggetti atti a ferire». Bertolaso racconta la telefonata. «Mi ha detto: devi restare qui, non puoi andare via, c’e ancora bisogno di te, sei troppo utile, stai facendo un eccellente lavoro. Ho risposto che di persone insostituibili i cimiteri sono strapieni. Bisogna avere la capacità e il coraggio di fare delle scelte e di cominciare a programmare le future responsabilita sia mie sia di chi dovrà, prima o poi, venire al posto mio. Berlusconi decide in settimana se passare il Natale all’Aquila». Bertolaso vuole impegnarsi per aiutare le popolazioni africane. «Io, come medico che non esercita da 30 anni, ammazzerei un sacco di gente, ma come medico-manager posso lavorare».
Ma non c’è solo l’Africa. «Voglio recuperare tempo per me. Otto anni e mezzo di lavoro intenso mi hanno impedito di fare tante cose: leggere, andare al cinema, perché lì i cellulari li devi spegnere, a teatro, ai concerti. Un ciclo della mia vita si sta chiudendo: ho dato tutto me stesso, credo aver dato qualche risultato utile per il mio Paese». Stoccata a Cialente sulla «città fantasma». «In altre occasioni ha detto che in 8 mesi si è fatto un lavoro splendido. Da quell’eccellente politico che è, in certi momenti ha bisogno di accontentare la sua maggioranza, in altri ha bisogno di dire la verità, in altri ha bisogno di chiedere a parlamento e governo ulteriori finanziamenti. Di volta in volta modula le sue affermazioni rispetto ai propri interlocutori».
Capitolo-ritardi: «Abbiamo fatto il 90 per cento, il 10% conosce ritardi. Mi sembra eccessivo dire che L’Aquila sarà come Pompei. Questo titolo lo si potrà fare tra 8 anni, se nel frattempo non si sarà mosso nulla. Ma adesso no». Non svela il nome del successore. «Dev’essere in grado di ascoltare giorno e notte, avere il coraggio e la capacità di dire spesso no, ma anche tanta umiltà. Dopo il 2001, a qualcuno della Protezione civile hanno sputato pure in faccia per lo scandalo dell’operazione Arcobaleno. Oggi non accade più». Capitolo-sfollati. «Nessuno sta più in tenda. Vogliamo domandarci quanti sono nei container, in altri posti?». Candidatura. «No grazie, eppoi chi dice che io sia di centrodestra?». Al posto di Letta? «Come dice Veltroni, di Letta ce n’è uno. Insostituibile, inimitabile».
A Roma Bertolaso ha presentato la donazione per la nuova scuola di Arsita (Teramo), costruita grazie al bookmaker Stanleybet che ha donato 1 milione e 400mila euro. Poi, nel «Faccia a faccia» di Radiotre, ha invitato Berlusconi all’Aquila, «perché, e gliel’ho detto, qui c’è gente pronta a lanciargli fiori e non certo oggetti atti a ferire». Bertolaso racconta la telefonata. «Mi ha detto: devi restare qui, non puoi andare via, c’e ancora bisogno di te, sei troppo utile, stai facendo un eccellente lavoro. Ho risposto che di persone insostituibili i cimiteri sono strapieni. Bisogna avere la capacità e il coraggio di fare delle scelte e di cominciare a programmare le future responsabilita sia mie sia di chi dovrà, prima o poi, venire al posto mio. Berlusconi decide in settimana se passare il Natale all’Aquila». Bertolaso vuole impegnarsi per aiutare le popolazioni africane. «Io, come medico che non esercita da 30 anni, ammazzerei un sacco di gente, ma come medico-manager posso lavorare».
Ma non c’è solo l’Africa. «Voglio recuperare tempo per me. Otto anni e mezzo di lavoro intenso mi hanno impedito di fare tante cose: leggere, andare al cinema, perché lì i cellulari li devi spegnere, a teatro, ai concerti. Un ciclo della mia vita si sta chiudendo: ho dato tutto me stesso, credo aver dato qualche risultato utile per il mio Paese». Stoccata a Cialente sulla «città fantasma». «In altre occasioni ha detto che in 8 mesi si è fatto un lavoro splendido. Da quell’eccellente politico che è, in certi momenti ha bisogno di accontentare la sua maggioranza, in altri ha bisogno di dire la verità, in altri ha bisogno di chiedere a parlamento e governo ulteriori finanziamenti. Di volta in volta modula le sue affermazioni rispetto ai propri interlocutori».
Capitolo-ritardi: «Abbiamo fatto il 90 per cento, il 10% conosce ritardi. Mi sembra eccessivo dire che L’Aquila sarà come Pompei. Questo titolo lo si potrà fare tra 8 anni, se nel frattempo non si sarà mosso nulla. Ma adesso no». Non svela il nome del successore. «Dev’essere in grado di ascoltare giorno e notte, avere il coraggio e la capacità di dire spesso no, ma anche tanta umiltà. Dopo il 2001, a qualcuno della Protezione civile hanno sputato pure in faccia per lo scandalo dell’operazione Arcobaleno. Oggi non accade più». Capitolo-sfollati. «Nessuno sta più in tenda. Vogliamo domandarci quanti sono nei container, in altri posti?». Candidatura. «No grazie, eppoi chi dice che io sia di centrodestra?». Al posto di Letta? «Come dice Veltroni, di Letta ce n’è uno. Insostituibile, inimitabile».