Clan foggiani a Pescara: c’è la testimonianza di un pentito

5 Febbraio 2025

Il pm D’Avolio ha ottenuto di depositare il verbale di interrogatorio di un collaboratore di giustizia, che va a rinforzo dell’impianto accusatorio contro il cartello della Società Foggiana. L’usura tra i reati contestati nell’inchiesta avviata dalla Procura pescarese con la Guardia di finanza

L’AQUILA. Slitta al 15 aprile prossimo l'udienza in programma davanti al gup aquilano che si sta occupando dell’inchiesta sulla mala foggiana che aveva preso di mira il territorio pescarese.

Un’inchiesta avviata dal pm Luca Sciarretta, della Procura di Pescara, e poi trasmessa per competenza alla Distrettuale antimafia che fece scattare le manette per undici personaggi di spicco.

Ebbene, ieri il pm Roberta D'Avolio (della Dda aquilana) ha colto tutti di sorpresa, chiedendo e ottenendo di depositare il verbale di interrogatorio di un altro collaboratore di giustizia che andrebbe a rafforzare l’impianto accusatorio contro gli esponenti del clan foggiano Moretti-Lanza-Pellegrino e la Società Foggiana che ne è una derivazione.

Indagini portate avanti con l'ausilio dei gruppi specializzati della guardia di finanza che, proprio insieme alla pm D'Avolio, lo scorso 29 gennaio hanno raccolto le dichiarazioni piuttosto esplosive di un pentito, un personaggio di spicco della malavita collegato appunto ai clan mafiosi foggiani dei “Li Bergolis” (così detti Montanari) e Moretti-Lanza-Pellegrino.

Un deposito, quello di ieri mattina, che ha portato il nutrito collegio difensivo (in totale sono una trentina gli imputati, fra cui sei pescaresi) a chiedere i termini a difesa per poter valutare quelle nuove dichiarazioni che andranno ad integrare il teorema accusatorio.

L’usura è uno dei più importanti reati contestati in questa inchiesta, che vede Angelo Falcone come uno dei più coinvolti in questo settore, attraverso il quale la criminalità foggiana voleva fare il suo ingresso nel territorio pescarese.

Nel corso delle indagini sono state realizzate circa 700mila intercettazioni telefoniche e ambientali e il loro tenore, oltre a riscontrare le difficoltà finanziarie della famiglia pescarese degli imprenditori Di Natale (parte offesa in questo procedimento) e i torbidi rapporti degli stessi, in particolare di Federico Di Natale (figlio di Adamo), anche con Giovanni Putignano, «forniscono», come scrisse il gip nella misura, «univoci elementi della concessione da parte di Falcone di un prestito a Di Natale a fronte del quale venivano pretesi interessi e vantaggi usurari, tra cui la cessione di un appartamento».

E la capacità intimidatrice dei foggiani era tale che, secondo l’accusa, i Di Natale si mostravano «scarsamente collaborativi, forse per paura di ritorsioni». Ora si torna in aula davanti al gup il 15 aprile prossimo.

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