«Comuni danneggiati, nuovo decreto»
Documento per il parlamento approvato dal consiglio provinciale
L’AQUILA. La parola d’ordine è allargare agli enti locali la “governance” della ricostruzione. Lo hanno detto i sindaci dei comuni del “cratere”, quelli dove il terremoto ha portato morte, disperazione e macerie. E lo ha ribadito ieri il consiglio provinciale che si è riunito a Pettino, nella sede dell’Accademia di belle arti scampata alla violenza del sisma.
Un consiglio che ha visto tutti d’accordo, maggioranza e opposizione, sulla necessità di “rivisitare” il decreto legge 39, quello che assegna agli enti locali un ruolo del tutto marginale nelle decisioni legate alla fase dell’emergenza e della ricostruzione. Disco verde anche alla costituzione di un tavolo permanente per la ricostruzione. Un organismo che vedrà la presenza, tra gli altri, dei parlamentari eletti nel territorio.
«A un mese dal sisma non c’è ancora una stima del danno e non abbiamo la misura del fabbisogno. E ciò la dice lunga sull’unicità di questo terribile evento che ha cambiato il corso delle nostre vite» ha affermato all’inizio della seduta la presidente della Provincia Stefania Pezzopane. «La fase della ricostruzione sarà lunga e la nostra dignità, quella mostrata in queste settimane, dovrà essere accompagnata da risorse e capacità di operare. Il terremoto ha provocato un cambiamento epocale delle condizioni di quotidianità e per molti non è facile comprendere che questa è una calamità naturale che non ha eguali nella storia del Paese». Una premessa necessaria per poi toccare il punto clou all’ordine del giorno.
DECRETO DA CAMBIARE. «Comuni e Provincia sono tutti d’accordo sulla necessità di cambiare il decreto che mette all’angolo gli amministratori che operano sul territorio» ha aggiunto Pezzopane aprendo il dibattito su questo spinoso argomento. Il documento approvato dal consiglio, su proposta del presidente dell’assemblea Angelo Raffaele, “invita” il Parlamento a rivedere il decreto circa la necessità di allargare la “governance” della ricostruzione agli enti locali. E ancora, contiene l’invito a restringere i tempi di uscita dalla fase di emergenza, attraverso l’avvio immediato dei lavori, predisponendo le necessarie risorse. A tal proposito, il consiglio provinciale ha anche ribadito la necessità di prevedere un contributo non in misura fissa, ma pari al 100 per cento delle spese di ricostruzione degli immobili danneggiati.
Il tutto guardando a ciò che è stato fatto in passato in altre realtà (dal Friuli ad Umbria e Marche) colpite dal terremoto.
“CRATERE” DA AMPLIARE. Necessario per il consiglio provinciale anche l’inserimento di altri comuni colpiti dal sisma (in particolare quelli localizzati nella Valle Peligna e nella Valle dell’Aterno), nell’elenco di quelli (attualmente 49) menzionati nel decreto del commissario Bertolaso. Una rivendicazione espressa dai sindaci dei comuni esclusi e fatta propria dalla Provincia tornata ieri a chiedere anche al presidente del Consiglio dei Ministri, al Governo e al commissario delegato - ognuno per le proprie competenze - l’individuazione di risorse e la previsione degli opportuni interventi di sostegno per l’intero territorio provinciale. E ciò naturalmente in considerazione degli ingenti danni subiti dal tessuto socio economico. «Nel decreto non si fa riferimento alla “zona franca”, alla defiscalizzazione, almeno per un decennio, che consentirà alle nostre imprese di restare qui e che favorirà nuovi arrivi» ha aggiunto Stefania Pezzopane. «Ed è una cosa che va assolutamente recuperata».
Un documento approvato all’unanimità dai consiglieri che hanno anche confermato di esser pronti a constrastare con ogni mezzo e strumento «gli sciacalli che puntano a portar via dall’Aquila sedi istituzionali, uffici e servizi».
IL RISCHIO DI SCIPPI. La Provincia, così come chiarito dai suoi amministratori, sta mettendo a punto un piano per reperire edifici e strutture dove sistemare le sue attività. Ma l’attenzione è soprattutto rivolta alle istituzioni presenti in città «quelle che qui sono e che qui dovranno restare».
A commnciare dall’Università. «C’è chi vuole approfittare di questa gravissima situazione per toglierci quelle cose che fanno parte della nostra storia. Ma questo» è stato ripetuto dai consiglieri «non lo permetteremo. Non ci è piaciuto ciò che è accaduto a Pescara all’assemblea degli universitari. Non abbiamo gradito i no all’ipotesi di spostare temporaneamente alcune facoltà a Sulmona e ad Avezzano espressi da quelle stesse persone che hanno invece caldeggiato i trasferimenti verso Chieti e Lanciano».
IL TAVOLO PERMANENTE. Il consiglio ha anche approvato la costituzione di un tavolo permanente. Un luogo di confronto, sollecitato dai sindaci del comprensorio, che dovrà favorire un’ampia partecipazione alla ricostruzione.
Al tavolo saranno chiamati a partecipare - oltre al presidente della Provincia e ai sindaci dei comuni inseriti nel cosiddetto “cratere” - il governatore della Regione, i consiglieri regionali e i parlamentari eletti nel comprensorio provinciale.
Un consiglio che ha visto tutti d’accordo, maggioranza e opposizione, sulla necessità di “rivisitare” il decreto legge 39, quello che assegna agli enti locali un ruolo del tutto marginale nelle decisioni legate alla fase dell’emergenza e della ricostruzione. Disco verde anche alla costituzione di un tavolo permanente per la ricostruzione. Un organismo che vedrà la presenza, tra gli altri, dei parlamentari eletti nel territorio.
«A un mese dal sisma non c’è ancora una stima del danno e non abbiamo la misura del fabbisogno. E ciò la dice lunga sull’unicità di questo terribile evento che ha cambiato il corso delle nostre vite» ha affermato all’inizio della seduta la presidente della Provincia Stefania Pezzopane. «La fase della ricostruzione sarà lunga e la nostra dignità, quella mostrata in queste settimane, dovrà essere accompagnata da risorse e capacità di operare. Il terremoto ha provocato un cambiamento epocale delle condizioni di quotidianità e per molti non è facile comprendere che questa è una calamità naturale che non ha eguali nella storia del Paese». Una premessa necessaria per poi toccare il punto clou all’ordine del giorno.
DECRETO DA CAMBIARE. «Comuni e Provincia sono tutti d’accordo sulla necessità di cambiare il decreto che mette all’angolo gli amministratori che operano sul territorio» ha aggiunto Pezzopane aprendo il dibattito su questo spinoso argomento. Il documento approvato dal consiglio, su proposta del presidente dell’assemblea Angelo Raffaele, “invita” il Parlamento a rivedere il decreto circa la necessità di allargare la “governance” della ricostruzione agli enti locali. E ancora, contiene l’invito a restringere i tempi di uscita dalla fase di emergenza, attraverso l’avvio immediato dei lavori, predisponendo le necessarie risorse. A tal proposito, il consiglio provinciale ha anche ribadito la necessità di prevedere un contributo non in misura fissa, ma pari al 100 per cento delle spese di ricostruzione degli immobili danneggiati.
Il tutto guardando a ciò che è stato fatto in passato in altre realtà (dal Friuli ad Umbria e Marche) colpite dal terremoto.
“CRATERE” DA AMPLIARE. Necessario per il consiglio provinciale anche l’inserimento di altri comuni colpiti dal sisma (in particolare quelli localizzati nella Valle Peligna e nella Valle dell’Aterno), nell’elenco di quelli (attualmente 49) menzionati nel decreto del commissario Bertolaso. Una rivendicazione espressa dai sindaci dei comuni esclusi e fatta propria dalla Provincia tornata ieri a chiedere anche al presidente del Consiglio dei Ministri, al Governo e al commissario delegato - ognuno per le proprie competenze - l’individuazione di risorse e la previsione degli opportuni interventi di sostegno per l’intero territorio provinciale. E ciò naturalmente in considerazione degli ingenti danni subiti dal tessuto socio economico. «Nel decreto non si fa riferimento alla “zona franca”, alla defiscalizzazione, almeno per un decennio, che consentirà alle nostre imprese di restare qui e che favorirà nuovi arrivi» ha aggiunto Stefania Pezzopane. «Ed è una cosa che va assolutamente recuperata».
Un documento approvato all’unanimità dai consiglieri che hanno anche confermato di esser pronti a constrastare con ogni mezzo e strumento «gli sciacalli che puntano a portar via dall’Aquila sedi istituzionali, uffici e servizi».
IL RISCHIO DI SCIPPI. La Provincia, così come chiarito dai suoi amministratori, sta mettendo a punto un piano per reperire edifici e strutture dove sistemare le sue attività. Ma l’attenzione è soprattutto rivolta alle istituzioni presenti in città «quelle che qui sono e che qui dovranno restare».
A commnciare dall’Università. «C’è chi vuole approfittare di questa gravissima situazione per toglierci quelle cose che fanno parte della nostra storia. Ma questo» è stato ripetuto dai consiglieri «non lo permetteremo. Non ci è piaciuto ciò che è accaduto a Pescara all’assemblea degli universitari. Non abbiamo gradito i no all’ipotesi di spostare temporaneamente alcune facoltà a Sulmona e ad Avezzano espressi da quelle stesse persone che hanno invece caldeggiato i trasferimenti verso Chieti e Lanciano».
IL TAVOLO PERMANENTE. Il consiglio ha anche approvato la costituzione di un tavolo permanente. Un luogo di confronto, sollecitato dai sindaci del comprensorio, che dovrà favorire un’ampia partecipazione alla ricostruzione.
Al tavolo saranno chiamati a partecipare - oltre al presidente della Provincia e ai sindaci dei comuni inseriti nel cosiddetto “cratere” - il governatore della Regione, i consiglieri regionali e i parlamentari eletti nel comprensorio provinciale.