Debiti della Perdonanza Comune batte Carispaq
La sentenza solleva l’amministrazione dal pagamento di 500mila euro Ancora senza responsabili i guai provocati dalle vecchie gestioni dell’evento
L’AQUILA. Il debito era stato contratto dall’Istituzione Perdonanza e non dal Comune. Ragione per la quale, dopo anni di battaglie legali, la Carispaq (oggi Bper) si è vista ora revocare il decreto ingiuntivo, disposto a suo tempo dal Tribunale civile, con il quale veniva imposto al Comune il pagamento di circa 500 mila euro. Una “sentenza beffa” per la Carispaq a cui è stata negata la restituzione di quel prestito all’epoca elargito all’Istituzione Perdonanza (tutto è cominciato nell’agosto del 2000) per far fronte ai pagamenti degli eventi in cartellone. Un debito che avrebbe dovuto essere sanato con i soldi delle sponsorizzazioni e con i contributi degli Enti. A garanzia di quel prestito, la banca si vide recapitare una lettera, che portava la firma dell’allora sindaco Biagio Tempesta, con la quale il Comune si faceva garante per quel debito contratto dall’Istituzione Perdonanza successivamente travolta dagli scandali e dai debiti. Cosicché, quando il caso Perdonanza era ormai esploso, la banca, che chiedeva di riavere i suoi soldi fu costretta a scontrarsi con il mancato riconoscimento, da parte del primo cittadino, della paternità di quella lettera in forza della quale era stata concessa l’apertura del credito. Da lì, l’avvio di una lunga ed estenuante battaglia legale, nel 2007 sospesa in vista di una transazione che poi non si è concretizzata. In prima battuta la Carispaq aveva ottenuto il decreto ingiuntivo, al quale il Comune si è successivamente opposto, riuscendo adesso a portare a casa la revoca di quel provvedimento. Il Comune, attraverso l’assessore alle finanze Lelio De Santis, ora «esprime apprezzamento e gratitudine per l’attività svolta dal settore legale del Comune che, riuscendo a vincere il ricorso, ha fatto risparmiare mezzo milione di euro all’Ente».
Come dire che quei soldi la Carispaq dovrà richiederli all’Istituzione Perdonanza che, però, è ormai morta e sepolta, considerato che le dimissioni di quel consiglio di amministrazione presieduto da Antonio Cicchetti risalgono alla fine del 2004. Quando ormai era venuto fuori di tutto, a cominciare dai due premi internazionali per la Pace (il primo al vescovo di Sarajevo e l’altro all’Alto commissario dell’Onu) mai arrivati a destinazione. Una figuraccia internazionale e una spesa andata letteralmente fuori controllo, tanto che nel calderone dei debiti c’era di tutto e di più: dalle forniture dei pasti alle consulenze contabili, dai figuranti ai cachet degli artisti. E poi i conti di ristoranti e alberghi mai saldati. Un “buco” da due milioni di euro (parlando solo delle sentenze e dei decreti ingiuntivi).
Una vicenda approdata sul tavolo della procura e della magistratura contabile. Inchieste che hanno visto finire nei guai, in particolare, Michele Gentile, l’allora direttore dell’Istituzione Perdonanza.
Istituzione che ha lasciato alla città di Papa Celestino V debiti, sconcerto e amarezza. ©RIPRODUZIONE RISERVATA