Di Paolo: da Colella solo tante falsità
Canistro, dura replica del sindaco al patron delle acque minerali «Nessun accordo con chi voleva tagliare i posti di lavoro»
CANISTRO. Non si placano le polemiche a Canistro sul futuro dell’acqua che sgorga dalla Sponga. Dopo lo sfogo del patron della Santa Croce, Camillo Colella, è arrivata immediatamente la replica dell’amministrazione comunale di Canistro, guidata dal sindaco Angelo Di Paolo. Da mesi, infatti, va avanti il braccio di ferro tra l’azienda dell’imprenditore molisano e gli amministratori che si sono schierati dalla parte dei lavoratori scendendo anche in strada con loro a protestare. «Colella ci ha stupito ancora», hanno commentato il primo cittadino Di Paolo e l’assessore Ugo Buffone, «l’iniziativa di convocare la stampa per raccontare la sua personalissima versione dei fatti risulterebbe persino patetica se non fosse viziata da alcune affermazioni gravissime, dal contenuto falso e diffamatorio, che non potranno non essere sottoposte al vaglio delle autorità competenti. Sembra aver dimenticato che gli sono stati sequestrati beni per 20 milioni di euro (tra palazzi, conti correnti bancari, titoli, terreni e persino boschi) con provvedimento eseguito nel febbraio 2017 dai finanzieri del nucleo di polizia tributaria della finanza su disposizione del Tribunale dell’Aquila, in quanto aveva sottratto ben 13 milioni al versamento dell’Iva e delle imposte sui redditi dal 2008 al 2013, e che, per tale motivo, lo stesso è stato anche arrestato. I beni attualmente sono a disposizione del custode giudiziario Rossella Filauro. Sorprende che l’imprenditore, dopo essersi avvantaggiato per ben 8 anni, con il ricatto occupazionale, gli ammortizzatori sociali per un valore di circa 8 milioni di euro, abbia accusato la Regione di essere stato vittima di un “disegno criminoso” volto a farlo fallire e a sottrarre i suoi beni. È veramente disdicevole ascoltare dalle sue labbra e dal suo improbabile uso della lingua italiana che i lavoratori sono dei “poverini” che si sono fatti strumentalizzare da rappresentanti politici e sindacali, con ciò offendendo la loro dignità non solo di lavoratori ma anche di persone».
Di Paolo e Buffone, affiancati nella battaglia dai legali Salvatore Braghini e Renzo Lancia hanno criticato anche le accuse che Colella ha mosso nei confronti della Regione e del vice presidente Giovanni Lolli. «L’accordo non si è mai raggiunto», hanno dichiarato i due, «perché Colella rilanciava le sue pretese, chiedendo un abbattimento del personale al di sotto delle 40 unità, e senza mai presentare un benché minimo progetto di rilancio dell’azienda. I suoi milionari investimenti sono una ulteriore “bufala” in quanto nel 2007, ossia dal suo acquisto della società Santa Croce, l’azienda era già una realtà qualificata e produttiva». Per quanto riguarda la concessione delle acque a La Norda spa Di Paolo e Buffone hanno sottolineato che «il livore di Colella deriva dalla sua incapacità di accettare la realtà dei fatti, e cioè che non la Santa Croce ma un suo diretto competitore si è aggiudicato legittimamente un bando. Circa la pretesa di captare acqua dalla sorgente Fiuggino si rimarca che, oltre all’esigua portata dalla sorgente, durante i 30 anni della concessione, nessuno ha implementato le infrastrutture necessarie allo sfruttamento dell'acqua».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Di Paolo e Buffone, affiancati nella battaglia dai legali Salvatore Braghini e Renzo Lancia hanno criticato anche le accuse che Colella ha mosso nei confronti della Regione e del vice presidente Giovanni Lolli. «L’accordo non si è mai raggiunto», hanno dichiarato i due, «perché Colella rilanciava le sue pretese, chiedendo un abbattimento del personale al di sotto delle 40 unità, e senza mai presentare un benché minimo progetto di rilancio dell’azienda. I suoi milionari investimenti sono una ulteriore “bufala” in quanto nel 2007, ossia dal suo acquisto della società Santa Croce, l’azienda era già una realtà qualificata e produttiva». Per quanto riguarda la concessione delle acque a La Norda spa Di Paolo e Buffone hanno sottolineato che «il livore di Colella deriva dalla sua incapacità di accettare la realtà dei fatti, e cioè che non la Santa Croce ma un suo diretto competitore si è aggiudicato legittimamente un bando. Circa la pretesa di captare acqua dalla sorgente Fiuggino si rimarca che, oltre all’esigua portata dalla sorgente, durante i 30 anni della concessione, nessuno ha implementato le infrastrutture necessarie allo sfruttamento dell'acqua».
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