Di Stefano: necessaria subito la nuova seggiovia
L’assessore: ci sono voluti 9 anni per pianificare e altri 10 per trovare le risorse sull’impianto delle Fontari bisogna fare presto, c’è anche l’intesa con il Parco
L’AQUILA. «Nove anni per pianificare e ulteriori dieci per reperire le risorse necessarie sono un lasso di tempo spropositato per accettare qualsiasi obiezione in merito». Così l’assessore alla Ricostruzione del Comune dell’Aquila Pietro Di Stefano risponde alle critiche degli ambientalisti sul piano industriale di sviluppo del comprensorio del Gran Sasso d'Italia, critiche che sono state uno dei motivi della protesta dei sei operai saliti su un pilone della funivia a 50 metri d’altezza.
«Parlare di sviluppo e uso della montagna», dice Di Stefano, «è sempre stato materia complessa. Farlo nel pieno della campagna elettorale che deciderà l’elezione del presidente di Regione e di un nuovo consiglio regionale è quanto meno ardito per via dei tanti opportunismi che, come è tipico in questi periodi, si innescano, tesi più alla ricerca di visibilità che a quella di analisi e strategie mirate all’obiettivo. Si può comprendere il fatto che ogni qualvolta si interviene su territori complessi, siano tante le spinte divisorie che si mettono in moto a causa degli opposti interessi da tutelare. Nel caso del Gran Sasso ci troviamo di fronte a un’area dove la legittima esigenza di tutela e conservazione e quella, altrettanto comprensibile, di sviluppo e trasformazione hanno giustamente indotto la Regione a varare il Piano speciale territoriale Scindarella-Monte Cristo. Il Progetto speciale che delimita l’area di trasformazione e sviluppo, ivi compresa quella dell’impiantistica per lo sci,è stato adottato nel 1995. Nel 1998 si è tenuta la prima conferenza dei servizi per il raggiungimento dell’intesa con il Parco Gran Sasso-Laga. Il consiglio direttivo del Parco ha approvato il Progetto speciale Scindarella-Monte Cristo con alcuni emendamenti che sono stati recepiti nella stesura definitiva, approvata nel 2004. Ci sono voluti dunque nove anni per definire e approvare il Piano che stabilisce gli interventi ammissibili nell’area del Gran Sasso. Un lunghissimo lavoro di cucitura di ogni ragionevole interesse che ha prodotto un atto sovraordinato alla pianificazione locale sull’ammissibilità di opere. Nove anni per pianificare e ulteriori 10 per reperire le risorse», continua l’assessore, «sono un lasso di tempo spropositato per accettare qualsiasi obiezione in merito. Il nuovo impianto delle Fontari ricade all’interno del perimetro dove è permesso realizzare nuovi impianti ed è necessario per la sicurezza e per un più logico collegamento con l’arrivo della funivia. Si tratta della sostituzione dell’attuale impianto, ma arrivato a fine vita tecnica, la cui posizione consentirà anche di non realizzare un’ulteriore seggiovia (denominata Caselle) abbassandone l’invasività impiantistica come previsto nel Piano. È solo il primo passo verso una vera stazione turistica invernale, baricentrica tra le Marche e il Lazio».
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