Dietrofront dell’Inps tregua sui contributi

Slitta al 31 gennaio il termine per la ripresa della riscossione dalle imprese I lavoratori dipendenti esclusi dal rischio restituzione. La Cgil: riavranno i soldi

L’AQUILA. Tregua almeno fino al 31 gennaio 2013 e nessun rischio di restituzione al 100 per cento di contributi e di altri adempimenti a carico dei lavoratori dipendenti. La mobilitazione contro le circolari Inps e Inail che prevedono la restituzione al 100 per cento (e non al 40% come previsto da una legge) dei contributi sospesi dopo il terremoto ha prodotto un doppio risultato. Il termine di scadenza della restituzione totale, decorso ieri, è stato differito alla fine del primo mese del prossimo anno. Inoltre l’Inps, attraverso il «messaggio» numero 20961, ha chiarito che il recupero delle somme non riguarda i lavoratori dipendenti. L’annuncio del sindaco Massimo Cialente e del parlamentare Giovanni Lolli non lascia tuttavia tranquilli i rappresentanti del mondo sindacale, delle associazioni di categoria e degli ordini professionali, riuniti nella sede provvisoria comunale per fare il punto sulla spinosa questione sorta in seguito alle osservazioni dell’Unione Europea che ha definito «aiuti di Stato» le agevolazioni, anche di tipo contributivo, concesse in seguito al sisma. Il messaggio Inps rassicura le imprese: «Fino al 31 gennaio le aziende che hanno avviato il pagamento dei contributi al 40% potranno continuare a essere considerate regolari al fine del rilascio del Durc». Secondo l’opinione comune, circolare a parte, bisogna lavorare per impedire che la richiesta del 100 per cento delle somme sospese venga reiterata in altri termini e in altre forme dagli stessi istituti previdenziali, con possibilità di estensione anche ai tributi sui quali è competente l’Agenzia delle Entrate. «Come comunità aquilana», dice il parlamentare Pd Lolli, «dobbiamo attrezzarci a resistere di fronte alla prospettiva del dopo 31 gennaio. La nostra legge ci fa scudo, ma nel frattempo dobbiamo informare i cittadini e le imprese che al primo caso di difficoltà, come ad esempio sul rilascio del documento di regolarità contributiva, un ricorso è sufficiente a sbloccare la situazione. Credo, poi, che la battaglia su questi argomenti sia rimandata al prossimo governo».

Il segretario provinciale della Cgil Umberto Trasatti, nel ricordare che «il nostro sindacato ha diffidato le aziende che hanno cominciato a operare le trattenute al 100 per cento fin dal mese di novembre e oggi incassa un primo piccolo risultato a beneficio dei lavoratori», aggiunge che «ora, chi ha pagato dovrà riavere indietro i soldi e in qualche caso, come con l’Enel, la procedura è stata avviata».

Il sindaco Cialente sottolinea che «l’amministrazione comunale ha inviato una diffida legale a Inps e Inail a tutti i livelli contro l’applicazione della circolare illegittima che contrasta con la legge. In caso di applicazione, gli enti citati ne risponderano in solido».

Il presidente della Camera di Commercio Lorenzo Santilli chiede agli amministratori di portare la questione all’attenzione della conferenza Stato-Regioni in quanto il provvedimento riguarda anche altri territori da Nord a Sud. Inoltre viene considerato imprescindibile che le imprese non debbano vedersi annullato il beneficio del de minimi s per essere costrette a far fronte, con una sorta di compensazione, all’emergenza tasse e contributi.

L’attenzione ora si sposta sul parlamento dove resta in piedi l’ipotesi dell’emendamento del governo. Un testo «negoziato con l’Europa» che prevede che ogni impresa beneficiaria debba certificare (con perizia di un professionista autorizzato) la tipologia dei danni subiti, la loro quantificazione, gli eventuali aiuti ricevuti da altre fonti per il risarcimento, l’ammontare complessivo della misura di aiuto che si percepirebbe e la congruità tra danno subìto e misura dell’aiuto. Una procedura «complicata per noi», dice Lolli, «ma impossibile per chi ha avuto il sisma 16 anni fa». L’emendamento è stato posto una prima volta in votazione, sabato notte. Ma i relatori della legge, gli abruzzesi Giovanni Legnini (Pd) e Paolo Tancredi (Pdl) «hanno minacciato le dimissioni», e a quel punto il documento si è bloccato ed è stato rimandato. Ma non accantonato. «Fino a che non ci sarà una procedura d’infrazione», chiosa il sindaco, «vale la legge che sancisce il 40% in 10 anni».

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