L'AQUILA

Dispersi sotto la valanga, troppi morti: ecco il corso / FOTOGALLERY

Conclusi sul Gran Sasso e sul monte Magnola i tre giorni dell'evento formativo del  Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico Abruzzo per 36 allievi sanitari

L'AQUILA. Laboratori di analisi portatili, sistemi di intubazione endotracheale a visione indiretta, ventilatori automatici e meccanici di soli 100 g, tutti sistemi che per peso e ingombro diventano “zainabili”, ovvero trasportabili in uno zaino e pronti all’utilizzo anche in un ambiente impervio. Sono queste le ultime innovazioni presentate nel corso di Ricerca e stabilizzazione del travolto da valanga, evento formativo promosso dal Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico Abruzzo (Cnsas) e giunto alla nona edizione, sotto la guida del responsabile scientifico, il medico del Soccorso alpino Gianluca Facchetti.

Dopo tre giorni di lavoro in aula e sul campo, il corso si è concluso negli scenari montani del Gran Sasso e di monte Magnola, con la partecipazione di 36 allievi, tutti sanitari, che hanno toccato con mano che cosa vuol dire operare durante tutte e tre le fasi di una ricerca in valanga. Al sanitario si richiede non soltanto di stabilizzare il paziente agendo secondo protocolli specifici, ma di farlo in ambiente impervio invernale e partecipare attivamente anche nelle due fasi di ricerca ed estrazione del travolto. Il corso è dedicato a Valter Bucci, medico del Soccorso alpino e speleologico, scomparso nell’incidente dell’eliambulanza del 118 dell’Aquila il 24 gennaio 2017.

Il primo giorno ha visto la partecipazione di docenti che hanno spaziato dall’inquadramento generale fino all’autosoccorso, all’elisoccorso e alle unità cinofile da ricerca. La seconda giornata di sabato è stata dedicata prima alla sperimentazione da parte dei sanitari delle tecniche dell’autosoccorso in valanga; poi, in aula, alla simulazione di scenari sanitari realmente accaduti e vissuti in prima persona, nel ruolo di soccorritori, dagli stessi docenti. L’ultimo giorno di corso i sanitari hanno sperimentato in ambiente le procedure mediche già viste in aula, riscontrando la grande differenza dell’operare sulla neve, al freddo e con il vento.

Nel 2018 in Italia ci sono stati 31 morti per valanga, tre dei quali solo in Abruzzo. "Stiamo parlando del 10% dei morti, eppure – induce Facchetti a una riflessione – l’Abruzzo non ha il 10% delle montagne italiane né il 10% del flusso turistico montano del Paese".