Gasdotto, nuova protesta: «Qui tartufaie in pericolo»

7 Agosto 2023

Il presidente degli usi civici di Paganica e San Gregorio, Galletti, contro il progetto: «Stimiamo un disastro ambientale ed economico, 42 milioni secondo una perizia»

L’AQUILA. «Il metanodotto Snam determinerà, a causa del suo folle tracciato, un vero e proprio disastro ambientale ed economico, anche nel territorio di Paganica e San Gregorio. Siamo pertanto pronti a lottare democraticamente contro quest’opera. Lo afferma Fernando Galletti, presidente dell’Amministrazione separata degli usi civici (Asbuc) di Paganica e San Gregorio, frazioni del comune dell’Aquila, in riferimento alla realizzazione del metanodotto Sulmona-Foligno, che interesserà 17 comuni abruzzesi, e con avvio dei lavori previsto a luglio 2024. Un’opera che attraverserà anche 36 ettari di territorio di uso civico a ridosso di Paganica, classificati dal Piano regolatore generale del Comune dell’Aquila come “zona agricola di rispetto montano”. L’Asbuc ha inviato una nota al Comune dell’Aquila il 5 luglio scorso, per invitarlo a prendere posizione e ad adottare un «costruttivo apporto procedimentale», per fermare l’opera. «Diciamo no ai soprusi», afferma Galletti, «ci si sarebbe dovuti opporre sin dall’inizio contro il tracciato di un’opera che impatta pesantemente in territori protetti, in parchi nazionali, siti di importanza comunitaria e zone di protezione speciale, in Abruzzo, Umbria e Marche». Particolarmente «devastanti» sottolinea Galletti «i danni che il tracciato determinerà «alle pregiate tartufaie appenniniche, in particolare a quelle dell’Aquilano. Solo nel territorio di Paganica l’attraversamento di 36 ettari devasterà antichi boschi di faggi, nocciole e querce, queste ultime piantumate proprio per la coltivazione del tartufo, che rappresenta una risorsa determinante per l’economia locale. Danni già quantificati in 42 milioni nel lungo periodo, all’esito di una perizia commissionata dall’Asbuc. E a chi afferma che l’opera va ritenuta sicura ricordo che questo territorio, come quasi tutto quello attraversato dal metanodotto, è come noto a massimo rischio sismico. La notte del 6 aprile il terremoto ha tranciato di netto un acquedotto e una conduttura del gas da 16 pollici, che esplose, aprendo una voragine di 20 metri quadrati. Questo enorme scempio va fermato, a costo di arrivare a presidi permanenti sulle zone interessate dal tracciato, come la valle della Madonna d’Appari, San Pietro, Casalunga e Monte Manicola».