Giardini occupati, nuovi guai

25 Ottobre 2009

Il Comune ordina le prime demolizioni delle recinzioni

SULMONA. L’azione amministrativa dopo quella penale. Agli 80 avvisi di garanzia inviati dalla Procura ai cittadini che avrebbero occupato aree verdi pubbliche, trasformandole in giardini e garage privati, vanno ad aggiungersi 16 ordinanze di demolizione, «condite» da altrettante multe (alcune particolarmente salate).

A emetterle la dirigente del Settore urbanistico Katia Panella e il comandante della polizia municipale Antonio Litigante, che hanno fatto recapitare due tipologie di provvedimenti ai cittadini residenti nella lottizzazione «Città nuova» e in altre palazzine tra via San Polo, via del Cavallaro, via Baden Powell e via Don Bosco. Sei ordinanze dispongono la rimozione delle recinzioni in blocchi di cemento realizzati precedentemente alla delibera firmata nel giugno del 1997 dalla giunta comunale.

Le altre dieci ordinanze dispongono invece la rimozione delle recinzioni metalliche montate abusivamente a delimitazione delle aree verdi diventate di fatto aree private. Nella delibera firmata nel ‘97 dall’allora sindaco Bruno Di Masci, si assegnavano le aree verdi pubbliche alla cura di chi aveva la propria abitazione confinante o nelle immediate vicinanze di questi spazi. Un provvedimento con cui l’amministrazione comunale mirava, a costo zero, a tenere in ordine una zona che altrimenti doveva essere curata dai giardinieri del Comune. Nel corso degli anni i proprietari delle abitazioni sono andati ben oltre le disposizioni dell’ordinanza recintando le aree pubbliche fino a trasformarle in giardini ad uso privato, garage e rimesse per la legna.
A far scoppiare definitivamente il caso sono stati nel 2007 l’attuale sindaco Fabio Federico e il consigliere comunale di maggioranza Gaetano Pagone, entrambi gli esponenti politici del Pdl, allora figuravano nell’opposizione che fronteggiava la maggioranza di centrosinistra guidata da La Civita.

Spulciando tra le proposte di delibera firmate dal sindaco durante gli ultimi giorni del suo mandato, Federico e Pagone ne avevano notata una con cui si dava la possibilità ai privati di acquistare gli spazi verdi ritenuti «superflui», versando solo 25 euro a metro quadrato.
Tra questi appezzamenti posti in vendita vi erano anche quelle aree che da anni erano state recintate, tra via San Polo e via del Cavallaro.
A fare i sopralluoghi gli uomini del Corpo forestale, che subito dopo l’esplosione del caso hanno passato sotto la lente d’ingrandimento tutti i 15mila metri quadrati di verde pubblico posti in vendita dal Comune.

L’obiettivo era capire l’effettiva portata del fenomeno e, soprattutto, se dietro la vendita avviata dagli amministratori comunali si nascondeva qualche speculazione privata. Controlli che insieme a quelli effettuati dalla polizia municipale hanno portato agli 80 avvisi di garanzia inviati dalla Procura in cui viene ipotizzato l’usurpazione di spazio pubblico e alle sedici ordinanze di demolizione notificate dal Comune. (c.l.)