Gioia dei Marsi: «Io, nel vortice della giustizia da dieci anni»

Parla la donna che ha minacciato di darsi fuoco negli uffici del tribunale di Avezzano

GIOIA DEI MARSI. La prima denuncia porta la data del 7 maggio 2008. Da allora Enrichetta Iori è nel vortice della giustizia. Dieci anni alla ricerca di una verità che non arriva, fino all’altro giorno quando, esasperata, ha preso in mano un flacone di alcol e ha minacciato di darsi fuoco negli uffici della Procura di Avezzano. «L’ho fatto perché non ce la faccio più con questa storia», racconta. Una vicenda iniziata nel 2005 in seguito ad alcuni lavori da realizzare in un’abitazione di Gioia dei Marsi. Interventi per la rimozione e la sostituzione di una rete metallica. Il tutto attraverso una semplicissima Denuncia di inizio attività (Dia). Lavori avviati, sospesi, ripresi. Poi denunce, cause varie, liti pendenti, lente indagini. «Un calvario costato 20mila euro in avvocati», racconta la Iori, «l’altro giorno, dopo una telefonata alla Procura, mi hanno detto di presentarmi in cancelleria per avere un fascicolo. Questo perché devo fare opposizione alla richiesta del pm che vuole archiviare un procedimento». Pm che due anni fa, nel suo dispositivo, scriveva: «Dal ricevimento di tale notizia di reato non vi è traccia in questi uffici di Procura, con ogni probabilità per una mera disfunzione organizzativa».
«La mia rabbia è proprio legata a questo fatto, si vuole archiviare una notizia di reato che è sparita», prosegue Enrichetta Iori, «quando l’altro giorno sono arrivata in Procura ad Avezzano mi hanno detto che non si poteva salire per avere un fascicolo. A quel punto non c’ho visto più e ho tirato fuori dalla borsa la bottiglietta con l’alcol, davanti a una guardia giurata, e ho minacciato di darmi fuoco. E mio marito ha chiamato la polizia. Non posso accettare l’archiviazione, voglio andare davanti a un gip affinché vengano ascoltati i testimoni su un’indagine mai espletata. Il giudice deve visionare le mie fonti di prova. Finora mi hanno fatto passare per matta. E l’altro giorno, dopo il mio gesto dimostrativo, sono finita in ospedale per lo stato ansioso. Dopo dieci anni chiedo che venga fatta giustizia. E lancio un appello agli agenti di polizia intervenuti davanti alla Procura affinché svolgano tutti gli accertamenti del caso». (r.rs.)
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