I piani Bper: 230 esuberi alla Carispaq e alla Bls
L'amministratore Odorici illustra il piano: il marchio resta ma indietro non si torna
L'AQUILA. Cento esuberi. Il doppio della cifra fatta circolare nei giorni scorsi. Mentre l'amministratore delegato di Bper Luigi Odorici snocciola le cifre della crisi che genera la fusione con la capogruppo, quella scritta Carispaq a caratteri dorati dietro alle sue spalle, nell'auditorium Sericchi, appare piccola, piccolissima. Mai così, prima d'ora. Rassicura tutti ma parla con la freddezza dei numeri l'ad che si appresta a tagliare il cda e la direzione generale all'Aquila per allargare le braccia ai dipendenti, specialmente i giovani «di potenziale», che per far carriera dovranno lasciare la città per formarsi in Emilia.
Indietro non si torna, insomma. Odorici si porta il capo del personale Giuseppe Corni per dire che «se, nella fase recessiva che viviamo, i ricavi non possono essere valorizzati, occorre agire sui conti e, quindi, semplificare, razionalizzare, eliminare i doppioni, ridurre». Si continua a parlare di «ricadute modeste» sugli organici del territorio (oltre ai 100 di Carispaq ci sono anche 132 esuberi della Banca popolare di Lanciano e Sulmona).
Eppure in sala, tra i cento e più quadri direttivi e capi filiale, serpeggia la preoccupazione. «Mi sento di poter rassicurare», afferma Odorici, che poi elenca i numeri. «Con la banca regionale, unendo Carispaq e Bls, avremmo perso i due brand e non avremmo centrato gli obiettivi della riduzione dei costi. Così, invece, il marchio resta e con le 232 unità di personale disponibile si risparmiano 6 milioni all'anno più 4,3 di sinergie lorde da spese amministrative. Carispaq, come ora, potrà decidere in autonomia fino a 6 milioni. Oltre servirà l'assenso della capogruppo. Il percorso sarà graduale ma è ormai indifferibile. Questo permetterà il rafforzamento della "Grande Bper" come banca di riferimento del Centro-Nord».
All'Aquila resterà una «struttura divisionale» (oltre a un comitato per distribuire soldi agli sponsor) per garantire il mantenimento dell'autonomia attraverso una «catena decisionale corta». Bper conta di assorbire i 100 esuberi in tre mosse: riallocazione del personale nel commerciale, creazione di poli informatici, trasferimenti nella sede centrale.
Insomma, le uscite «reali» potrebbero riguardare solamente i dipendenti «pensionabili». Ma il confronto sindacale dev'essere avviato. «Non ci saranno conseguenze per la clientela, che vedrà sempre le stesse facce». Le filiali doppie (Carispaq e Bls nella stessa città) verranno accorpate. A rischio quelle nei paesi montani. Odorici torna a maggio per incontrare le associazioni di categoria.
LE REAZIONI. Non si arresta l'ondata di critiche al piano. In una nota la Fondazione Carispaq, che ha incontrato l'ad Odorici, rinnova «la propria assolta contrarietà» e invita Bper «a un'immediata revisione del piano» riservandosi «ogni più opportuna decisione e iniziativa per la tutela degli interessi e dei diritti di cui è portatrice».
Così il sindaco dell'Aquila Massimo Cialente: «Un piano sbagliato e non giustificabile se non nell'ottica esclusiva di una razionalizzazione dei costi e, tanto meno confacente ai patti parasociali con la Fondazione. Il Comune è pronto a perseguire qualsiasi iniziativa». Giorgio De Matteis parla di «pillola indorata ma amarissima. Le indicazioni di Bankitalia, addotte come elemento di inderogabile organizzazione, convincono poco se, nel piano, L'Aquila e Cassa di Risparmio diventano una filiale senza più cda e sotto tutela della casa madre. Nel tempo sono stati compiuti errori clamorosi ma i soldi degli aquilani vanno reinvestiti nel territorio».
La preoccupazione di Pierluigi Properzi «prima come aquilano e poi come candidato sindaco, è che una questione tanto importante per la città venga piegata a fini elettorali, con gravi rischi. I toni deformati e le enfasi tipiche della campagna elettorale si possono ripercuotere negativamente sui colloqui in corso, indebolendo la contrattualità che la città deve mantenere salda anche attraverso atteggiamenti responsabili».
Indietro non si torna, insomma. Odorici si porta il capo del personale Giuseppe Corni per dire che «se, nella fase recessiva che viviamo, i ricavi non possono essere valorizzati, occorre agire sui conti e, quindi, semplificare, razionalizzare, eliminare i doppioni, ridurre». Si continua a parlare di «ricadute modeste» sugli organici del territorio (oltre ai 100 di Carispaq ci sono anche 132 esuberi della Banca popolare di Lanciano e Sulmona).
Eppure in sala, tra i cento e più quadri direttivi e capi filiale, serpeggia la preoccupazione. «Mi sento di poter rassicurare», afferma Odorici, che poi elenca i numeri. «Con la banca regionale, unendo Carispaq e Bls, avremmo perso i due brand e non avremmo centrato gli obiettivi della riduzione dei costi. Così, invece, il marchio resta e con le 232 unità di personale disponibile si risparmiano 6 milioni all'anno più 4,3 di sinergie lorde da spese amministrative. Carispaq, come ora, potrà decidere in autonomia fino a 6 milioni. Oltre servirà l'assenso della capogruppo. Il percorso sarà graduale ma è ormai indifferibile. Questo permetterà il rafforzamento della "Grande Bper" come banca di riferimento del Centro-Nord».
All'Aquila resterà una «struttura divisionale» (oltre a un comitato per distribuire soldi agli sponsor) per garantire il mantenimento dell'autonomia attraverso una «catena decisionale corta». Bper conta di assorbire i 100 esuberi in tre mosse: riallocazione del personale nel commerciale, creazione di poli informatici, trasferimenti nella sede centrale.
Insomma, le uscite «reali» potrebbero riguardare solamente i dipendenti «pensionabili». Ma il confronto sindacale dev'essere avviato. «Non ci saranno conseguenze per la clientela, che vedrà sempre le stesse facce». Le filiali doppie (Carispaq e Bls nella stessa città) verranno accorpate. A rischio quelle nei paesi montani. Odorici torna a maggio per incontrare le associazioni di categoria.
LE REAZIONI. Non si arresta l'ondata di critiche al piano. In una nota la Fondazione Carispaq, che ha incontrato l'ad Odorici, rinnova «la propria assolta contrarietà» e invita Bper «a un'immediata revisione del piano» riservandosi «ogni più opportuna decisione e iniziativa per la tutela degli interessi e dei diritti di cui è portatrice».
Così il sindaco dell'Aquila Massimo Cialente: «Un piano sbagliato e non giustificabile se non nell'ottica esclusiva di una razionalizzazione dei costi e, tanto meno confacente ai patti parasociali con la Fondazione. Il Comune è pronto a perseguire qualsiasi iniziativa». Giorgio De Matteis parla di «pillola indorata ma amarissima. Le indicazioni di Bankitalia, addotte come elemento di inderogabile organizzazione, convincono poco se, nel piano, L'Aquila e Cassa di Risparmio diventano una filiale senza più cda e sotto tutela della casa madre. Nel tempo sono stati compiuti errori clamorosi ma i soldi degli aquilani vanno reinvestiti nel territorio».
La preoccupazione di Pierluigi Properzi «prima come aquilano e poi come candidato sindaco, è che una questione tanto importante per la città venga piegata a fini elettorali, con gravi rischi. I toni deformati e le enfasi tipiche della campagna elettorale si possono ripercuotere negativamente sui colloqui in corso, indebolendo la contrattualità che la città deve mantenere salda anche attraverso atteggiamenti responsabili».
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