Il Pd punta su Albano segretario: «Rilancio del partito in provincia»
Presentate la candidatura del capogruppo dei dem in consiglio comunale e la sua piattaforma «I pilastri del nuovo corso politico che verrà puntano forte su istruzione, sanità pubblica e lavoro»
L’AQUILA. Un laboratorio aperto e unitario, che si ponga come obiettivo prioritario un’inversione di rotta su sanità, scuola e prospettive di sviluppo, specie delle aree interne. È stata presentata ufficialmente ieri, nella sala convegni della Casa del volontariato in via Saragat, all’Aquila, la candidatura di Stefano Albano alla segreteria provinciale del Partito democratico, che ha così illustrato ai presenti i pilastri della piattaforma politica che andrà a caratterizzare il suo futuro mandato. Salvo sorprese dell’ultimo minuto, dovrebbe perciò essere proprio l’attuale capogruppo del Pd in consiglio comunale del capoluogo il successore del marsicano Francesco Piacente – uscente e alla fine del secondo mandato – chiamato dunque a rivitalizzare la formazione politica maggioritaria nell’area di centrosinistra. Si va dunque verso una guida unitaria del partito a livello provinciale, anche se c’è tempo ancora fino a domani per presentare nuove candidature. Elezione che andrà poi ratificata in occasione del congresso dei dem, in programma nelle prossime settimane. «Sono consapevole che questo congresso capita in un momento difficilissimo per il mondo della sinistra e di quello progressista, segnato da un forte vento populista di destra. Prova ne sono l’elezione di Trump alla Casa Bianca, così come l’esito delle Regionali in Liguria. Ciò nonostante ritengo che a maggior ragione qui serva una ripartenza, specie nel nostro territorio, dove in Abruzzo, e in particolare in provincia dell’Aquila, si assiste allo strapotere di questa destra interprete dei peggiori populismi», commenta Albano a margine dell’assemblea di ieri. «Ovviamente noi non possiamo limitarci a ricostruire un progetto soltanto per contrapposizione, ma dobbiamo fornire una nostra offerta politica. Questa passa inevitabilmente per alcuni requisiti: prima di tutto c’è bisogno di ricostruire un clima di unità, un po’ come si è stati capace a livello nazionale sebbene ci sia stato un congresso a più candidati (Schlein-Bonaccini), che poi hanno saputo esprimere, in quest’ultimo anno e mezzo, una guida unitaria che ha messo tutte le energie del partito a disposizione, proprio perché non possiamo fare a meno di nessuno. Però bisogna anche essere consapevoli che come comunità siamo insufficienti. Ecco perchè la linea politica che va portata avanti è quella caratterizzata da apertura e rinnovamento, senza formalizzarci con la burocrazia o con le tessere di partito. I temi principali sono quelli riguardanti in primo luogo la sanità, dove sempre più si palesano le carenze di un manager (Ferdinando Romano, ndr) che è riuscito ad accumulare 46 milioni di euro di debiti, e questo mentre la qualità dei servizi precipita, laddove sarebbe comprensibile stressare i bilanci pur di accrescere la qualità, mentre qui succede esattamente il contrario. Così come c’è un saldo negativo tra mobilità attiva e passiva, con quote di cittadini sempre inferiori tra quelli che usano la sanità pubblica locale, laddove scendono anche quelli che vengono da fuori a farsi curare qui. È evidente perciò il rischio di uno smantellamento della sanità pubblica a vantaggio di quella privata. Ma si sta smantellando anche la scuola a colpi di dimensionamento, che accorperà gli istituti comprensivi, al prezzo di far scomparire alcuni plessi, mentre a livello nazionale si tagliano i fondi per l’istruzione con un blocco del turn over tale per cui a breve ci saranno fino a 5600 docenti in meno in tutta Italia. Il tutto con l’aggravante che le aree interne saranno proprio quelle che risentiranno in misura maggiore di queste criticità. Infine il nodo lavoro e sviluppo, dove c’è da affrontare tutto un discorso relativo agli strumenti a disposizione, dal Pnrr ai fondi Restart (160 milioni), così come la programmazione delle risorse europee. Tutte risorse», conclude Albano, «finora utilizzate, da questa classe dirigente, a mo’ di bancomat elettorale».
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