Il prefetto Alecci loda i pm: senza di loro sarebbe impossibile
Prima uscita del nuovo rappresentante del governo: i cittadini ci guardano, bisogna garantire il rispetto delle leggi. L’appello: «Il riassetto delle province non diventi una spartizione di uffici»
L’AQUILA. Ufficiale in congedo della Finanza, torna a vivere in una caserma 40 anni dopo la vita militare, in attesa di riportare «l’ufficio» in centro, nella sede di in corso Federico II. «Ma non farò promesse», assicura.
Prefetto da 12 anni in tre sedi diverse (Siracusa, Taranto, Messina), Francesco Alecci, 61 anni, catanese, siede alla scrivania che fu di Berlusconi e Bertolaso ai tempi d’oro della Protezione civile. Ma oggi, qui, nella sala stampa della caserma di Coppito, tira un’altra aria. Il nuovo rappresentante del governo non si tira indietro, lui che è uscito indenne, dieci anni fa, da una vicenda giudiziaria, quando si parla delle indagini che riguardano uomini dello Stato.
«Tutto ciò che fa la magistratura inquirente è sacrosantamente positivo. Sono un cittadino italiano che ha da dire grazie, oggi in Italia, innanzitutto alla magistratura e segnatamente a quella inquirente. Se non ci fosse stata avremmo ignorato tanti problemi che solo lo sforzo investigativo delle forze dell’ordine, come attività di polizia giudiziaria, e con l’intelligenza e la perspicacia della magistratura inquirente, sono venute a conoscenza di tutti. Se siamo cittadini democratici», afferma ancora il prefetto Alecci, «dobbiamo pretendere di avere conoscenza e consapevolezza e questo oggi soprattutto è garantito dalla magistratura».
Alecci concorda con l’analisi del magistrato Giuseppe Ayala che sul Centro ha parlato di un Abruzzo «a rischio mafia». «Stringerei la mano al dottor Ayala, non solo per il suo impegno nella lotta contro la criminalità. Ma anche perché, attraverso queste riflessioni, ciascuno potrà interrogarsi e ragionare se davvero si stia facendo la cosa giusta, tutto il possibile per arginare i tentativi di violazione delle leggi che, esse sì, vanno tutte rispettate». Per evitare le infiltrazioni della criminalità organizzata, occorreranno «norme antimafia sicure, certe, che tolgano margini di discrezionalità e che mettano in condizione il soggetto in cui ci sono state infiltrazione di non operare e gli organi della pubblica amministrazione di farlo con la massima certezza e non ricorrendo a perifrasi».
Racconta del suo giro in centro, dello stupore e della tristezza nel vedere ancora la città chiusa ma anche «le camionette dei militari», parla di coloro che hanno perduto le persone care, di chi non ha più la casa. Assicura che parlerà con tutti e che lavorerà per garantire «le cose giuste, la tutela dell’ordine, la sicurezza pubblica, la coesione sociale. Sono consapevole che i cittadini ci guardano». Infine, il prefetto spera di non dover assistere a «penose spartizioni» degli uffici nell’ambito della riorganizzazione delle province con l’accorpamento L’Aquila-Teramo. «Servirà un lavoro di sintesi».
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