In arrivo 70mila cartelle pazze

Tasse, la denuncia dei commercialisti: tutta colpa di un vuoto normativo non colmato dallo Stato

L’AQUILA. Oltre 70mila «cartelle pazze» di Equitalia stanno per essere inviate ad altrettanti contribuenti (imprese e cittadini) della provincia dell’Aquila, gran parte delle quali interesseranno il comune terremotato.

Un salasso in piena regola, una «beffa», tuonano commercialisti e associazioni di categoria, nei confronti della popolazione colpita dal sisma: le cartelle esattoriali sono, infatti, eredità della mancata normazione da parte dello Stato della legge che introduceva la restituzione al 40 per cento delle tasse sospese nel periodo dell’emergenza sismica. Cosa è successo?

Alla fine del 2011 l’allora governo Berlusconi concesse alle popolazioni terremotate dell’Aquila di restituire le tasse non pagate con una riduzione del 60 per cento dell’importo totale in 120 rate e per 10 anni, a partire dal gennaio scorso. Solo che dimenticò di spiegare quali tributi dovevano godere della riduzione e quali no. Un vuoto normativo che ha generato una «confusione totale», spiega il commercialista Luigi Fabiani. «L’ente impositore ha l’obbligo di emettere le sanzioni», chiarisce, «e se non esiste una norma che chiarisca cosa ridurre, loro “caricano” l’importo al 100 per cento». Allo scadere dei 60 giorni di tempo per pagare o per fare un ricorso, la sanzione parte. Insomma: da una parte i terremotati ottengono un diritto (la riduzione delle tasse) e dall’altra subiscono una riscossione coattiva, che elimina quel diritto. «Ho notizie di persone e imprese che hanno già ricevuto queste cartelle e ora rischiano di vedersi pignorato ogni bene», aggiunge Fabiani.

Poi c’è il problema «dell’Inps non pagata per due anni dalle imprese», spiega, «che ora se la vedono completamente iscritta a ruolo». Il suggerimento di massima è: «Non pagare fino a quando lo Stato non provvede a fare chiarezza con una norma», dice il commercialista. «Ma le imprese che hanno bisogno della regolarità contributiva del Durc per riscuotere i pagamenti dagli enti, sono costrette a pagare per intero». A nome dei commercialisti aquilani, Fabiani ha consegnato al parlamentare del Pd Giovanni Lolli un emendamento da inserire nella nuova legge sulla ricostruzione per colmare il vuoto normativo. Anche il direttore della Cna della provincia dell’Aquila Agostino Del Re è preoccupato perché «ci sono artigiani che si trovano a dover pagare somme elevatissime per contravvenzioni spedite all’indirizzo della loro sede poi distrutta dal sisma, e quindi mai veramente recapitate», spiega. «Unica speranza di sopravvivenza per queste aziende è ottenere una rateizzazione più lunga nel tempo e più bassa nell’importo». Richieste cadute nel vuoto.

E intanto sulle imprese pesa lo spettro della fine del de minimis, che potrebbe andare a coprire il 60 per cento di tasse non restituite.

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