Inchiesta Anas, spunta un appalto all’Aquila

Superstrada per Amatrice, altra impresa avrebbe pagato per ottenere i lavori. Ma la gara andò ai Toto

L’AQUILA. «Non c’è un imprenditore che possa dire di non aver pagato per avere l’aggiudicazione di una gara». È quanto avrebbe dichiarato nel corso dell’interrogatorio Antonella Accroglia, meglio conosciuta come “Dama nera”, la superdirigente dell’Anas arrestata giorni fa nell’ambito dell’inchiesta su appalti e tangenti. La Accroglianò, considerata dagli inquirenti una sorta di deus ex machina di un sistema illecito che puntava a ottenere utilità e provviste da imprenditori, titolari anche di società di rilievo, avrebbe fatto altre ammissioni ai pubblici ministeri Loy e Calabretta, i due magistrati che l’accusano di associazione per delinquere insieme ad altri dirigenti e funzionari dell’Anas e a un ex sottosegretario. E nel corso dell’interrogatorio, così come riportato ieri dal quotidiano la Repubblica, la superdirigente ha citato anche L’Aquila. Il caso è quello dell’appalto per il quarto lotto della superstrada L’Aquila-Amatrice, aggiudicato alla società abruzzese Toto (estranea alla vicenda giudiziaria), non essendo stata ritenuta congrua, dopo le verifiche tecniche, l’offerta dell’Astaldi. «Mi è stato promesso del denaro», avrebbe dichiarato la Dama nera ai pm, «anche per una gara che va avanti da circa un anno all’Aquila. La commissione voleva aggiudicarla ad Astaldi, lasciando fuori Cerasi e Toto due dei concorrenti in gara. A Diemoz ( uno dei commissari)», riporta ancora la Repubblica, «vennero dati 10mila euro dai Cerasi, se avessero vinto ci sarebbe stato un riconoscimento economico anche per noi». La storia, in questo caso, ha preso una piega diversa. L’appalto, da oltre 61 milioni di euro, gestito negli uffici romani dell’Anas, per la progettazione esecutiva e l’esecuzione dei lavori di un tratto di 7 chilometri (dallo svincolo di Marana a Cavallari), è stato vinto dalla Toto spa, dopo le verifiche dei tecnici che hanno ritenuto incongrua l’offerta dell’altra ditta concorrente. Dunque, stando alle dichiarazioni della Accroglianò, l’oliato meccanismo delle mazzette per ottenere l’appalto, in questo caso si sarebbe inceppato. Niente lavori all’impresa che avrebbe sborsato 10mila euro promettendo altre regalìe ad affare andato a buon fine.

«Negli ultimi 13-15 anni non siamo mai riusciti a vincere una gara d’appalto gestita dall’Anas, ed ora possiamo comprendere meglio il perché», è il commento della Toto spa. «L’impresa citata, la Cerasi, era nostra concorrente nella gara per il quarto lotto della superstrada. Stando così le cose, abbiamo rischiato di essere vittime di un sistema costruito su illeciti».

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