Iurato nel mirino della Procura I pm: interdizione dell’ex prefetto

Indagine sull’assegnazione degli appalti da 37 milioni. Arrestato Gualdaroni, ad di Telespazio Le intercettazioni: «Manganelli ha parlato con Maroni e mi lascia qui. All’Aquila vogliono venire tutti»

L’AQUILA. L’ex vicecapo della Polizia Nicola Izzo e l’ex prefetto dell’Aquila, Giovanna Maria Rita Iurato, hanno esercitato pressioni affinché l’appalto di 37 milioni per il Cen di Napoli fosse aggiudicato dal Raggruppamento temporaneo di imprese (Rti) guidato dalla Elsag Datamat, società del gruppo Finmeccanica, pur non avendo l’offerta requisiti adeguati. È quanto si legge nell’ordinanza del gip di Napoli sull’inchiesta riguardante il Centro elettronico nazionale della polizia. Gare truccate per favorire aziende della galassia Finmeccanica. L’inchiesta sugli appalti per la sicurezza e la Polizia a Napoli approda, dopo circa sei anni, a 12 ordinanze cautelari, tra arresti (otto) e obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria. Tra i destinatari dei provvedimenti, eseguiti dal Nucleo di polizia tributaria della Finanza, ci sono l’ex questore di Napoli Oscar Fiorolli (ai domiciliari), l’ex provveditore alle Opere pubbliche di Campania e Molise Mario Mautone, alcuni dirigenti di società del gruppo tra cui l’amministratore delegato di Telespazio (che ha un impianto nella Piana del Fucino) Carlo Gualdaroni e l’intermediario Lucio Gentile. La Procura di Napoli ha chiesto l’interdizione dai pubblici uffici per Izzo e la Iurato. Per l’adozione di eventuali provvedimenti, il gip dovrà prima interrogare i due funzionari. I reati contestati a vario titolo agli indagati sono associazione per delinquere, turbativa d’asta, abuso d’ufficio, falso e corruzione.

IL RUOLO DEI PREFETTI. I due prefetti, rileva il giudice, «con collusioni o altri mezzi fraudolenti, abusando dei loro poteri e in violazione dei loro doveri, turbavano la gara del pubblico appalto» relativo alla fornitura di un sistema di gestione centralizzata della videosorveglianza al Cen di Napoli. Per entrambi la Procura ha chiesto l’interdizione dai pubblici uffici. Lo scorso novembre Izzo si è dimesso dopo le polemiche seguite a un esposto anonimo (il cosiddetto «corvo» del Viminale) che lo definiva il «puparo» di una «combriccola» che avrebbe favorito aziende «amiche» nell’aggiudicazione dei milionari appalti tecnologici del ministero. La Iurato, prefetto all’Aquila da maggio 2010 a ottobre 2012, è stata poi nominata capo dell’Ispettorato generale di amministrazione del ministero dell’Interno.

A raccontare il ruolo avuto dai due alti dirigenti del Viminale nella vicenda, alcune testimonianze acquisite dai magistrati. In particolare quella di Anna Smilari, all’epoca direttore del settore Informatica dell’Ufficio tecnico e analisi di mercato del Dipartimento di pubblica sicurezza. Smilari spiega di essersi messa in allarme perché la Elsag aveva costituito un raggruppamento temporaneo d’imprese con le altre aziende invitate, ad eccezione della Selex, esprimendo dubbi sul fatto che una gara per la quale la legge impone la partecipazione di almeno cinque concorrenti si riducesse a un’offerta unica. Ma chi ha deciso le imprese da invitare? Smilari sostiene che la scelta è stata fatta da Izzo (come Autorità di gestione dei fondi Pon sicurezza) e Iurato (all’epoca direttore dell’Asse 1 dei fondi Sicurezza). Quest’ultima conferma. L’ex vicecapo della Polizia, invece, sottolinea di non aver «partecipato ad alcuna riunione in cui si discuteva delle scelte delle ditte da invitare. Fu il prefetto Iurato che mi venne a comunicare una rosa di nomi su cui io concordai». Ma l’offerta del Rti non è per niente convincente, tanto che la commissione aggiudicatrice la boccia. Izzo e Iurato, tuttavia, rileva sempre l’ordinanza, non demordono, invitano «ad andare avanti» e trovano il modo di aggirare l’ostacolo. Nella sua deposizione Smilari dice di aver detto chiaramente a Iurato che «il Rti stava rifilandoci quella che in romanesco suole definirsi una sòla, spiegandole che la macchina che ci veniva offerta era di molto inferiore a quella da noi richiesta. Ma la Iurato non si convinse, accusandomi di voler favorire la Emc2 (altra società, ndr)». Stesse accuse espresse alla dirigente da Izzo. Quando la commissione esprime parere negativo, Izzo e Iurato, prosegue l’ordinanza, «utilizzavano un escamotage tecnico-giuridico, grossolanamente illegittimo nei presupposti e nelle finalità, con cui far proseguire la procedura senza dar luogo a nuovi inviti e nuove offerte».

LE INTERCETTAZIONI. Dopo che il 31 maggio 2010 viene interrogata in Procura a Napoli e formalmente indagata, la Iurato si sfoga al telefono col marito Giovanni Grazioli (tra l’altro dirigente della stessa Elsag), commentando un articolo in cui si accosta il nome del prefetto Izzo alla vicenda del Cen. «Finalmente», dice la dirigente, «nominano la persona che è stata il deus ex machina, che è il capo nostro, finalmente lo nominano perché io il nome non l’avrei mai fatto...finalmente si capisce perché sennò il capro espiatorio di tutto sono stata io, finalmente esce quello che veramente ha fatto tutto». Stessa posizione la sostiene in una conversazione col prefetto Giuseppe Procaccini, capo di gabinetto del ministro dell’Interno. «Io», dice la Iurato, «condividevo tutto con l’autorità di gestione. Izzo era quello che comunque dava le indicazioni su quello che si doveva fare». Il giorno dopo l’interrogatorio c’è poi una telefonata tra Izzo e Iurato che, notano i magistrati, «tentano di rimbalzarsi reciprocamente la sostanziale responsabilità delle scelte, nella consapevolezza della loro illegittimità». Izzo: «Nessuno più di te conosce questa materia, tutti noi altri siamo degli avventizi». Iurato: «No, però tutto quello che facevamo lo condividevamo, comunque siccome tu dicevi di andare avanti naturalmente per andare avanti quella era la strada per non perdere i soldi». Dopo l’interrogatorio Iurato racconta anche al marito che il capo della Polizia, Antonio Manganelli, ha parlato con l’allora ministro dell’Interno, Roberto Maroni, il quale gli aveva detto che lei doveva rimanere al suo posto come prefetto dell’Aquila. Grazioli: «Pronto». Iurato: «Ehi, Giovanni». Grazioli: «Sì». Iurato: «Il capo ha parlato con il ministro». Grazioli: «Sì». Iurato: «Non mi vuole muovere da là». Grazioli: «Eh, ci stavo pensando anch’io, perché questo è un attacco a lui». Iurato: «Ora vuole venire lui direttamente là per il...». Grazioli: «Sì, sì, sì...». Iurato: «Tutti all’Aquila vogliono venire». Già. Tutti all’Aquila sono venuti.

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