LA VISITA DEL PRESIDENTE
L'Aquila, è il giorno del ritorno di Mattarella / VIDEO
Il capo dello Stato interviene oggi alle 17 all’assemblea dell’Unione delle Province italiane nel Ridotto del Teatro comunale
L’AQUILA. L’Aquila si prepara ad accogliere il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e a diventare capitale degli enti locali per due giorni. Oggi pomeriggio alle 17, infatti, il capo dello Stato arriva per la settima volta in città – la dodicesima in Abruzzo – per tenere a battesimo l’assemblea nazionale dell’Unione delle Province italiane, che si tiene al Ridotto del Teatro comunale.
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Per l’occasione, arrivano all’Aquila sindaci e amministratori locali da tutto il Paese, con l’obiettivo di discutere insieme del futuro delle Province e dell’attesa riforma. Con loro anche ministri e sottosegretari. La stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni parla all’assemblea tramite collegamento video o telefonico.
«La sua presenza rappresenta un fatto unico ed epocale, perché testimonia la vicinanza anche da parte del capo dello Stato verso l'ente provincia e la sua attenzione verso l’iter dell’attesa riforma». Così Angelo Caruso, presidente della Provincia dell’Aquila e vicepresidente nazionale dell’Upi, alla vigilia dell'assemblea nazionale che va in scena oggi e domani. Caruso, che è iscritto a Fratelli d’Italia ed è anche sindaco di Castel di Sangro, esprime più di un motivo di soddisfazione: «Intanto, vincendo la concorrenza di altri territori, abbiamo conquistato il fatto che il capoluogo abruzzese sarà la capitale delle Province italiane, ora speriamo che L’Aquila conquisti anche il rango di Capitale italiana della cultura», dice citando la sfida per il titolo del 2026 a cui si è candidato il capoluogo abruzzese.
E ancora: «Nella due giorni, saremo al centro di un dibattito importante, quello sul tema della restituzione delle funzioni e delle competenze originarie alle Province». Il riferimento è al superamento di fatto della riforma del 2014 del ministro Graziano Delrio, che ha declassato le Province a enti di secondo livello senza più giunta e assessori e con l'elezione dei presidenti e dei consiglieri non più da parte dei cittadini, ma dei soli sindaci e consiglieri comunali, dalle cui file devono del resto provenire gli amministratori provinciali. Un’azione che avrebbe poi portato all'abolizione delle Province.