L'Aquila, abusi su 2 minori: 13 archiviazioni

Pizzoli, restano sotto inchiesta sei persone tra cui i genitori delle ragazzine gli indagati scagionati non sono stati riconosciuti responsabili dalle vittime

L’AQUILA. Ben 13 indagati escono dall’inchiesta sulla prostituzione minorile a Pizzoli.

Infatti il giudice per le indagini preliminari del tribunale, su richiesta della stessa Procura, ha archiviato la posizione di tredici persone accusate di avere intrattenuto, dietro pagamento, rapporti sessuali con due sorelle romene minorenni. Questo provvedimento è la conseguenza di un incidente probatorio al termine del quale le due sorelle non hanno confermato di avere avuto rapporti con questi soggetti. Ci sono poi delle altre posizioni per le quali, nonostante qualcuno sia stato indicato come persona che ha intrattenuto rapporti sessuali, tuttavia «non appare provato sufficientemente il profilo del pagamento delle somme da parte di questi per la prestazione sessuale».

Le persone scagionate sono dieci di origine romena e le rimanenti italiane. Sono state assistite dagli avvocati Roberto Verdecchia, Maria Teresa Di Rocco, Emilio Bafile, Massimo Costantini, Mauro Ceci, e altri ancora.

A questo punto restano nell’inchiesta, con a carico la possibile chiusura delle indagini preliminari, altre sei persone. Si tratta dei genitori delle ragazzine che si sono prostituite e che sono stati anche arrestati dai carabinieri quando l’inchiesta è decollata. A rischiare seri guai giudiziari sono i due succitati coniugi romeni, un loro connazionale che li avrebbe agevolati nell’organizzazione della prostituzione minorile, un terzo straniero che vive a Pizzoli e due italiani. Si tratta di un pizzolano e di un uomo residente a Teramo.

I fatti vennero alla luce nell’ottobre dello scorso anno quando scattarono gli arresti dei genitori delle ragazzine e del complice. Questo sulla scorta di una serie di intercettazioni telefoniche e ambientali che sono state fatte poco prima che scattassero le manette. Le intercettazioni hanno comunque confermato che una serie di attività illecite ci furono e lo conferma il fatto che alcune persone restano indagate. Tra gli elementi probatori in mano ai carabinieri e alla Procura ci sono degli appunti che le minorenni romene hanno scritto sia in italiano sia nella loro lingua madre. I nomi di alcuni dei sospettati sono stati ritrovati in parte di quei foglietti.

In una delle intercettazioni, la più giovane delle ragazzine chiede all’altra come regolarsi sulle richieste da fare.

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