L'Aquila, da 10 anni cerca il ruspista che la salvò dal terremoto
In aula testimonianza della studentessa lancianese Esposito nella causa civile per il decesso Rambaldi. L’uomo è un teramano
L’AQUILA. Dopo 10 anni e mezzo Valeria Esposito (allora studentessa universitaria, vedi foto in basso) ha raccontato di nuovo i momenti che hanno preceduto la scossa delle 3,32 del 6 aprile 2009 e le 21 ore trascorse sotto le macerie prima di essere salvata dai vigili del fuoco e da un ruspista che Valeria sta ancora cercando per ringraziarlo. E lo ha fatto in un’aula di tribunale nel corso della causa civile dalla quale verrà forse fuori, finalmente, “verità e giustizia” sulla morte di Ilaria Rambaldi la studentessa di Lanciano di 25 anni che ha perso la vita insieme al suo fidanzato Paolo Verzilli di 27 anni.
Ilaria e Paolo erano in un palazzo di via Campo di Fossa (una traversa di via XX Settembre) che si accartocciò su se stesso e, questo è certo, non solo per colpa del sisma. Valeria quella notte dormiva in una stanza attigua a quella di Ilaria, la sua migliore amica. Lunedì 14 ottobre ha testimoniato nel procedimento civile in cui sono parti in causa la mamma di Ilaria, Maria Grazia Piccinini, avvocato di Lanciano, e la sorella Alessandra Rambaldi, rappresentate dall’avvocato Wania Della Vigna. La causa origina dalle “conclusioni” del cosiddetto processo Grandi Rischi. In primo grado, con le condanne dei componenti della Commissione Grandi Rischi, alle parti civili fu riconosciuta una provvisionale (un primo parziale risarcimento danni). In secondo grado, con le assoluzioni e la sola condanna dell’ex vice capo della Protezione civile, Bernardo De Bernardinis, molte parti civili furono escluse (non venne riconosciuto il cosiddetto nesso causale) e lo Stato ha chiesto indietro i soldi.
La causa nasce da una parte in opposizione alla richiesta di restituzione della provvisionale, ma soprattutto, come spiega l’avvocato Della Vigna, ha lo scopo di accertare, cosa che nel penale non è avvenuto, il nesso fra le dichiarazioni rassicuranti di De Bernardinis e il decesso della studentessa universitaria che si era sentita rasserenata (come tantissimi aquilani) dalle dichiarazioni fatte in tv il 31 marzo 2009 dall’esponente della Protezione civile.
Valeria Esposito ha ripercorso il suo calvario, ma soprattutto ha confermato o meglio ribadito (lo ha sempre detto in questi anni) che sia lei che la sua amica Ilaria, dopo la riunione della commissione Grandi Rischi, si erano sentite rassicurate. L’avvocato Della Vigna, a latere dell’udienza, ha detto che Valeria vorrebbe ringraziare personalmente il ruspista che contribuì in qualche modo al suo salvataggio.
È noto che quando si sospetta che sotto le macerie possa esserci qualcuno ancora in vita non si usano mezzi pesanti e ruspe. Quella notte, però, una ruspa in via Campo di Fossa c’era e certamente fu utile al lavoro dei vigili del fuoco. Di quel ruspista si sa solo che era il titolare – o il dipendente – di un’impresa di Teramo che nelle settimane prima del terremoto era all’Aquila per un lavoro appaltato dal Comune. Valeria, mentre era ancora sotto il cumulo di macerie, sentì distintamente il rumore di una ruspa e ora vorrebbe sapere anche chi era alla guida per conoscerlo e dirgli grazie come ha già fatto con i vigili del fuoco.(g.p.)
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