L'Aquila, nuovi roghi ad Aragno: caccia aperta al piromane
Si conferma la pista dolosa dell’incendio: trovati almeno 4 inneschi diversi. Continua il lavoro dei Canadair; mezzi fermi nei garage: dopo la Pezzopane interviene la Lega
L’AQUILA. Ieri mattina, dopo una serie di sorvoli da parte di Canadair ed elicotteri che hanno buttato giù acqua e liquido ritardante, sembrava che l’incendio di Aragno fosse quasi del tutto spento.
Invece nel primo pomeriggio si è aperto un altro fonte di fuoco, non lontano da quello che sembrava soffocato. Per cui i vigili del fuoco sono tornati in “assetto di guerra” con diverse squadre dislocate sul territorio per circoscrivere l’incendio.
Le fiamme, secondo quanto riferiscono gli stessi vigili, hanno ripreso vigore a causa del caldo infernale che continua a imperversare anche in quota e per il vento. I danni sono considerevoli visto che sono andati in fumo venti ettari di bosco, piante che erano state messe a dimora oltre 60 anni fa.
L’incendio è doloso e lo conferma il fatto che sarebbero stati individuati almeno quattro inneschi diversi, sicura opera di un piromane. Ci sarebbero dei sospetti su una persona ma al momento si resta nel campo delle ipotesi. «Anche altre volte alcuni incendi dolosi ad Aragno erano partiti sempre da lì», dicono i residenti.
Si tratta di una vicenda grave la cui notizia ha varcato i confini regionali anche per via di una interrogazione parlamentare della senatrice Stefania Pezzopane che ha ipotizzato che delle autobotti dell’ex Corpo Forestale siano rimaste ferme in garage mentre l’incendio era nel vivo.
Ora, sullo stesso argomento, c’è anche un’interrogazione del senatore della Lega, Paolo Arrigoni. «L’incendio», dice, «continua a divorare ettari di bosco. L’emergenza roghi presente in molte parti del paese, come in Abruzzo, è certamente dovuta a siccità, ma, pur in presenza della lodevole attività degli operatori delle forze in campo (vigili del fuoco, Arma dei carabinieri, volontari della Protezione civile) che in queste settimane si stanno prodigando, stanno emergendo chiaramente problemi legati sia a pastoie burocratiche sia ad una carenza di mezzi aerei e di terra adeguati adibiti ad attività di antincendio boschivo».
«Per fronteggiare l’incendio del bosco di Aragno», aggiunge, «servirebbe una “gru volante” in grado di sganciare 9mila litri per volta, ma non vi è disponibilità. Pare che i pochi elicotteri S-64 oggi operativi siano assegnati ad altri territori. Sarebbe poi grave ed inaudito se fosse accertato, come affermato da media locali, che alcune autobotti in uso al disciolto Corpo forestale dello Stato, sarebbero ferme in una garage in attesa di un formale passaggio al Parco Nazionale del Gran Sasso».
Nei giorni scorsi, infine, ci sono stati incendi anche in altre zone, tra cui Pile, Cansatessa, Preturo e Montereale.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Invece nel primo pomeriggio si è aperto un altro fonte di fuoco, non lontano da quello che sembrava soffocato. Per cui i vigili del fuoco sono tornati in “assetto di guerra” con diverse squadre dislocate sul territorio per circoscrivere l’incendio.
Le fiamme, secondo quanto riferiscono gli stessi vigili, hanno ripreso vigore a causa del caldo infernale che continua a imperversare anche in quota e per il vento. I danni sono considerevoli visto che sono andati in fumo venti ettari di bosco, piante che erano state messe a dimora oltre 60 anni fa.
L’incendio è doloso e lo conferma il fatto che sarebbero stati individuati almeno quattro inneschi diversi, sicura opera di un piromane. Ci sarebbero dei sospetti su una persona ma al momento si resta nel campo delle ipotesi. «Anche altre volte alcuni incendi dolosi ad Aragno erano partiti sempre da lì», dicono i residenti.
Si tratta di una vicenda grave la cui notizia ha varcato i confini regionali anche per via di una interrogazione parlamentare della senatrice Stefania Pezzopane che ha ipotizzato che delle autobotti dell’ex Corpo Forestale siano rimaste ferme in garage mentre l’incendio era nel vivo.
Ora, sullo stesso argomento, c’è anche un’interrogazione del senatore della Lega, Paolo Arrigoni. «L’incendio», dice, «continua a divorare ettari di bosco. L’emergenza roghi presente in molte parti del paese, come in Abruzzo, è certamente dovuta a siccità, ma, pur in presenza della lodevole attività degli operatori delle forze in campo (vigili del fuoco, Arma dei carabinieri, volontari della Protezione civile) che in queste settimane si stanno prodigando, stanno emergendo chiaramente problemi legati sia a pastoie burocratiche sia ad una carenza di mezzi aerei e di terra adeguati adibiti ad attività di antincendio boschivo».
«Per fronteggiare l’incendio del bosco di Aragno», aggiunge, «servirebbe una “gru volante” in grado di sganciare 9mila litri per volta, ma non vi è disponibilità. Pare che i pochi elicotteri S-64 oggi operativi siano assegnati ad altri territori. Sarebbe poi grave ed inaudito se fosse accertato, come affermato da media locali, che alcune autobotti in uso al disciolto Corpo forestale dello Stato, sarebbero ferme in una garage in attesa di un formale passaggio al Parco Nazionale del Gran Sasso».
Nei giorni scorsi, infine, ci sono stati incendi anche in altre zone, tra cui Pile, Cansatessa, Preturo e Montereale.
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