L’ombra della corruzione sulla cava di Ofena

Il pm accusa: "Donato un orologio a un consigliere comunale per evitare controlli"

OFENA. Tra le carte dell’inchiesta su presunte irregolarità nella gestione della cava di Ofena spunta anche una contestazione che il pm rivolge a uno dei gestori. Questi è sospettato di avere offerto un orologio al consigliere di minoranza ed ex sindaco Anna Rita Coletti (parte offesa nel procedimento) per indurla a omettere controlli sulla gestione della cava. Si tratta di Luigi Pagnini, concessionario dell’attività di coltivazione della cava, per il quale il pm ha chiesto il rinvio a giudizio con l’accusa di istigazione alla corruzione. Egli avrebbe offerto un Cartier di metallo del valore di 4100 euro. Lo scopo, secondo accuse tutte da dimostrare, era più specificatamente quello di evitare interrogazioni in consiglio che avrebbero portato intoppi. Accuse rispedite al mittente che verranno vagliate nell’udienza che ci sarà il 9 ottobre.

Ma nella stessa inchiesta ci sono anche altre otto persone indagate soltanto per la gestione della cava. Tra gli accusati ci sono Domenico Di Marzio e Rocco Di Marzio, rappresentanti della società che gestisce la cava, il responsabile del cantiere e il direttore dei lavori, Antonio Palozzo e Cristian Salvatore, tutti originari dell’area Chieti-Pescara, i quali sono accusati di truffa per avere proceduto all’estrazione abusiva di un certo quantitativo di ghiaia di cui si impossessavano (secondo il pm) e, inoltre, di avere attuato il piano di risanamento con modalità non corrette. Ci sono poi altre contestazioni riguardanti il mancato smaltimento di fanghi «e inoltre gestivano sostanzialmente il sito come una discarica di rifiuti non pericolosi». Contestato, inoltre, l’esercizio di attività estrattiva «in difformità dalla concessione del maggio 2004». Chiesto il processo per abuso d’ufficio anche per il sindaco di Ofena Mauro Castagna e gli assessori Antonio Silveri e Luciano Dionisi oltre che per il funzionario comunale Patrizio Adezio. Il pm Antonietta Picardi li accusa di abuso di ufficio e falso in quanto avrebbero attestato in una delibera che la ditta Di Marzio, concessionaria uscente nella gestione della cava, aveva dimostrato di possedere tutti i requisiti per l’attività estrattiva «nonostante l’inadempimento accertato in esecuzione di obblighi». Le indagini sono state effettuate dai carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Pescara.

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