L’orrore in aula: «Papà mi toccava»
Udienza a porte chiuse sullo spinoso caso del minorenne che accusa il genitore. Attesa per il responso del perito
SULMONA. Tanti non ricordo e molti vuoti di memoria con un’unica certezza: quella di essere stato violentato dal padre.
Un’udienza drammatica quella che si è tenuta a porte chiuse, ieri pomeriggio, in un’aula del tribunale di Sulmona con l’incidente probatorio ordinato dal giudice Marco Billi, per accertare l’attendibilità del minore che accusa il padre di gravissimi reati che sarebbero stati commessi nei suoi confronti. Violenze fisiche e psicologiche subite per un anno, dall’agosto 2013 all’agosto dell’anno seguente, ma anche e soprattutto rapporti sessuali ai quali il genitore avrebbe obbligato il figlio anche in compagnia di altre persone.
L’udienza è iniziata con alcune eccezioni preliminari proposte dai difensori dell’indagato, gli avvocati Alessandro Margiotta e Catia Puglielli: la prima sulla nomina di un curatore speciale che rappresenti processualmente il minore nel giudizio e l’altra circa il fatto di ampliare il procedimento anche nei confronti delle altre quattro persone che avrebbero abusato del minorenne insieme al padre.
Il giudice per le indagini preliminari ha rigettato la prima istanza, mentre ha rimesso alla Procura ogni eventuale decisione in merito alla seconda. Poi il racconto del bambino, ora adolescente, con la conferma della violenza subita tra tanti momenti di incertezza.
L’esame, a tratti drammatico, è andato avanti per più di due ore. Ora la testimonianza del minorenne dovrà essere vagliata dal perito Federica Mazzarella, che ha avuto dal giudice 90 giorni di tempo per depositare la relazione dettagliata sull’attendibilità del minore riguardo agli episodi contestati al genitore.
La prossima udienza è stata fissata al 3 maggio 2016 per l’esame del perito. «Attendiamo fiduciosi l’esito dell’accertamento del perito ritenendo l’indagato del tutto estraneo ai fatti contestati», affermano gli avvocati Puglielli e Margiotta, «tenendo conto che negli atti esiste un accertamento medico fatto eseguire dalla madre sul bambino qualche giorno dopo la presunta violenza subita, dal quale non emergerebbero violenze sessuali».
Claudio Lattanzio
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