AVEZZANO
L'ultimo saluto al chirurgo De Bernardinis, per 20 anni primario al San Salvatore
Svolti i funerali del 74enne docente anche nelle Università dell’Aquila e di Modena. Nel 2006 balzò agli onori delle cronache per il tentativo di operare l’uomo più pesante del mondo
L’AQUILA. Si sono svolti questa mattina nella chiesa dello Spirito Santo di Avezzano i funerali ndi Giancarlo De Bernardinis, docente ordinario e per oltre venti anni primario della divisione chirurgica di patologia speciale dell’Università dell’Aquila al San Salvatore.
Aveva 74 anni. Da non molto aveva scoperto di essere malato. Originario di Avezzano, , era molto conosciuto all’Aquila, dove lavorava, ma anche in tutta la provincia ed era noto nell’ambiente medico-scientifico. Figlio d’arte (il padre fu primario all’ospedale di Isola del Liri), era apprezzato e stimato professionalmente anche a livello internazionale. Nel 2006 era stato insignito, nella sala di palazzo Marini, alla Camera dei deputati, del premio internazionale “Giuseppe Sciacca” per la chirurgia. Era molto noto soprattutto nell’ambito della chirurgia bariatrica (obesità patologica). Per la fama raggiunta in tale settore in campo internazionale, venne invitato dalle autorità politiche e accademiche dello Stato di Monterrey (Messico) per visitare, valutare ed eventualmente operare Manuel Uribe Garza, l’uomo più pesante del mondo (560 chili). Il paziente doveva sottoporsi a un intervento chirurgico di bypass gastrico al policlinico di Modena, dove esercitava De Bernardinis (e dove è stato anche docente), ma ciò non fu possibile poiché le sale operatorie e le attrezzature della chirurgia bariatrica dell’ospedale modenese erano omologate per persone con peso limite fino a 400 chilogrammi. Autore di 350 pubblicazioni scientifiche, ha avuto lunghi periodi di collaborazione con il National cancer Center di Tokyo e con il Servizio di chirurgia digestiva di Madrid. Le pubblicazioni scientifiche realizzate sulla tipologia e tecnica delle linfectomie estese, rappresentano un punto di riferimento internazionale.
Da qualche anno era in pensione ma svolgeva attività chirurgica in regime privato e convenzionale in varie strutture, con ricoveri ordinari e day hospital. Stimato, non solo a livello professionale, viene ricordato dagli amici come una persona socievole, amante della cultura in generale. I colleghi invece parlano di «un faro per la medicina e nello specifico per la chirurgia aquilana. Una persona sincera e preparata, ci mancherà».
Il rettore dell’Università dell’Aquila ha espresso a nome di tutto l’Ateneo aquilano «sentimenti di profondo cordoglio alla famiglia e a tutti coloro che si sono formati e hanno collaborato con lui presso l’Università».
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