Malata senza esenzione «Colpa della burocrazia»

15 Aprile 2017

L’odissea di un padre negli uffici dell’Asl tra file chilometriche e disagi Dopo la protesta del genitore l’assessore Paolucci risponde: «Seguiamo il caso»

L’AQUILA. Operata di tumore e affetta da una patologia autoimmune cronica, non riesce ad avere il codice di esenzione dall’Asl. «Il codice», spiega il padre della ragazza, «non esiste nel sistema informatico della Regione». A quel punto, dopo giorni di file chilometriche allo sportello, il genitore decide di scrivere una lettera aperta al presidente della Regione Luciano D’Alfonso, all’assessore alla Sanità Silvio Paolucci, al direttore generale dell’Asl Rinaldo Tordera. Poche ore dopo, l’assessore Paolucci risponde al cittadino: «Sto seguendo la questione che ha sollevato e conto di darle a breve una risposta».

IL RACCONTO DEL PADRE. «Lo scorso anno mi fu rilasciato dall’Asl il libretto di esenzione con validità un anno (non si capisce perché tale documento debba avere una scadenza visto che, purtroppo, quel tipo di malattia non ne ha…) per poter accedere gratuitamente ai servizi necessari per curare mia figlia. Il 4 aprile scorso, dopo aver accompagnato mia figlia a scuola, alle 8,20 mi reco una prima volta negli uffici Asl, ma la macchina erogatrice dei biglietti eliminacode mestamente recitava “erogazione ticket non disponibile”. Torno il giorno successivo alle 8,28. Stesso copione. Biglietti esauriti. Terzo tentativo. Lunedì 10 aprile. Sono fortunato. Becco il numero 121. Ma non potendo restare tutta la mattina in attesa lascio mia madre 87enne a fare la fila. Dopo oltre tre ore di attesa è il suo turno. Consegna tutta la documentazione all’impiegato e…. colpo di scena. La malattia di mia figlia è stata riclassificata. Ora è inserita tra le patologie rare e ancora non le è stato assegnato un codice. “Ripassi, anzi no, la ricontatteremo noi per telefono…..”. Ma, ovviamente nessuno si fa vivo…».

«CODICE INESISTENTE». «Posso anche capire che ci siano termini e iter burocratici da rispettare…Ma nel frattempo? I malati come dovrebbero fare per curarsi? Chi si prende cura di loro? Mi armo di santa pazienza e il 13 aprile arrivo sul posto alle 6,30 del mattino. In sala ci sono già diverse persone che aspettano che la macchinetta cominci a erogare i biglietti (orario previsto ore 7) che permetteranno l’accesso agli uffici previsto per le 8,30. Una voce metallica dal megafono posto nella sala d’aspetto ormai stracolma di gente, alle 8,40 annuncia “numero 9, sportello 1”. L’impiegato prende la documentazione e mi dice: “Facciamo una cosa, le scrivo a mano il codice che dovrebbe essere attribuito alla malattia di sua figlia, ma bisognerà aspettare 120 giorni per la pubblicazione. Comunque dovrebbe bastare….”. Vado dal medico di famiglia per farmi prescrivere visite, analisi e medicine salvavita per mia figlia. Altro colpo di scena: il codice non esiste nel sistema informatico della Regione. In una parola il tesserino rilasciatomi dall’Asl non vale nulla. Insomma, se voglio curare mia figlia devo pagare di tasca mia tutte le visite, le analisi e i farmaci necessari. A questo punto, riservandomi di verificare se esistano emergenze penalmente rilevanti nelle gravi inadempienze e omissioni denunciate, chiedo, anzi pretendo che sia data la giusta attenzione e immediata risoluzione al problema evidenziato che, ovviamente, coinvolge non solo mia figlia ma tutti quei malati che si trovano nelle sue medesime condizioni». Il genitore, alla luce della risposta dell’assessore, è stato poi contattato da un funzionario, ma attende la soluzione del problema.

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