Minacce, la polizia esamina il biglietto
L’avvocatessa del «Centro anti-violenza» presenta la denuncia per le intimidazioni contenute nel messaggio
L’AQUILA. Il biglietto infarcito di minacce e insulti è stato consegnato ieri in questura accompagnato da una denuncia contro ignoti. L’avvocatessa del Centro antiviolenza Simona Giannangeli, destinataria di quel messaggio minatorio (scritto al computer ) lasciato sul parabrezza della sua auto, ha deciso – dopo il drammatico racconto della vicenda al Centro – di portare l’inquietante episodio all’attenzione della polizia e, dunque, dell’autorità giudiziaria. Minacce e insulti arrivati all’indomani della condanna a 8 anni dell’ex militare Francesco Tuccia, finito sotto processo per aver violentato, nel piazzale della discoteca Guernica di Pizzoli, una studentessa e averla lasciata lì, in mezzo alla neve, sanguinante e priva di sensi. Un processo nel quale il Centro antiviolenza è stato parte civile.
«Ti passerà la voglia di difendere le donne... Stai attenta e guardati sempre le spalle, da questo momento questo posto non è più sicuro per te». Questo il contenuto del messaggio, naturalmente condito da una serie di insulti, che la Giannangeli ha voluto rendere pubblico «perché tutti sappiano che non ci faremo intimidire da queste vigliaccate».
Un episodio che ha suscitato rabbia e indignazione. E tanta solidarietà nei confronti dell’avvocato delle donne.
«Queste minacce esprimono, oltre a stupidità, un enorme problema culturale e sociale», affermano Francesco Marola, Marco Fars e Amanda de Menna (Prc). «Da questo episodio siamo certi che Simona e tutte le donne che si battono a testa alta contro la violenza di genere usciranno ancora più determinate nel portare avanti le loro istanze».
Per Sinistra critica «il vile atto intimidatorio compiuto ai danni della Giannangeli non può che suscitare il massimo sdegno verso un gesto che ha connotati puramente mafiosi. L’avvocata viene presa di mira e minacciata per il suo lavoro a difesa delle donne al termine dell’ultimo processo celebrato all’Aquila la scorsa settimana. Intendiamo rivolgere l’invito caloroso e solidale a tutto il Centro antiviolenza a proseguire nel lavoro che anche le istituzioni dovrebbero riconoscere con maggior coraggio e maggiori risorse».
«Quanto accaduto mi ha molto colpito», dichiara l’assessore provinciale della Destra Luigi D’Eramo. «Le minacce subìte nel nome dell’impegno sociale attivo sono ovviamente deplorevoli e sono anche la dimostrazione che chi lavora in un certo modo, dedicando anima e professione alle cause in cui crede, è continuamente esposto. Mi auguro che si faccia luce al più presto sul fatto e che il Centro antiviolenza continui a perseverare nel suo impegno per le donne».
L’assessore comunale Lelio De Santis e il capogruppo dell’Idv Giuliano Di Nicola esprimono alla Giannangeli «solidarietà umana e politica per l’assurdo e provocatorio gesto di intimidazione ricevuto. A questo gesto sono invitati a rispondere tutti, uomini e donne, con determinazione, fermezza e coraggio». Tutti gli esponenti di Appello per L’Aquila si dicono «profondamente colpiti nell’apprendere dell’orribile vicenda. Quanto accaduto è di una gravità inedita per il nostro territorio, gravità che richiede massima considerazione da parte di tutti».
Per Marinella Sclocco, del Pd, si tratta di un «aberrante accadimento. Lo sconforto e la paura sono certa non fermeranno Simona di cui apprezzo la lucidità con la quale sta gestendo una situazione tanto delicata».
«Le minacce e gli insulti rappresentano un segnale gravissimo», affermano Fran cesca Ciafardini, Gilda Panella, Rossella Saltarella e Anna Marcozzi, dei coordinamenti regionale e provinciali delle Democratiche. «Forse è il gesto di uno squilibrato, ma di certo è l’ennesimo segnale di violenza che ha il chiaro obiettivo di terrorizzare e indurre al silenzio una donna, tutte le donne».
Per il segretario della Cgil Umberto Trasatti, «l’accaduto motiverà il nostro sostegno a coloro che si battono per garantire a tutti dignità e diritti».
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