lecce nei marsi
Morte sospetta, maxi risarcimento
Donna deceduta per un sondino, chiesti 500mila euro di danni
LECCE NEI MARSI. Ricoverata in una casa di cura per un periodo di riabilitazione muore poi in ospedale per un sondino gastrico posizionato male. La famiglia chiede ora un risarcimento di 500mila euro. I fatti risalgono al settembre dell’anno scorso. L.C., 65enne di Lecce, a seguito dei danni fisici riportati per un ictus era stata ricoverata in una casa di cura privata marsicana, in cui avrebbe dovuto seguire un percorso di riabilitazione neuromotoria. Alla donna, dopo il primo giorno di ricovero, è stata sospesa l’alimentazione in endovena e le è stato inserito un “sondino naso gastrico” che avrebbe dovuto raggiungere lo stomaco. Secondo la ricostruzione dei legali della famiglia, Berardino e Callisto Terra, dopo 45 giorni, le condizioni della 65enne sono peggiorate notevolmente, tanto da richiedere un trasferimento urgente al pronto soccorso di Avezzano. Arrivata con il sondino i medici l’hanno immediatamente sottoposta a controlli per accertare se l’inserimento fosse stato eseguito correttamente. Dagli esami è emerso che il sondino non era arrivato allo stomaco ma si era fermato nel “cavo destro pleurico, tra il polmone e il torace. A quel punto i sanitari hanno rimosso lo strumento per sottoporre la paziente a un drenaggio. A nulla, però, sono serviti i trattamenti in quanto il sondino aveva provocato ormai danni irreparabili e la donna dopo poco è morta. Dopo una perizia di parte, del medico legale Mauro Arcangeli, specialista dell’università dell’Aquila, gli avvocati Terra dichiarano: «I sanitari della casa di cura hanno provocato un danno cui poi non hanno saputo porre rimedio. Nonostante le evidenti manifestazioni dell’inesatta posizione del sondino i medici non sono intervenuti, tanto che alla fine la paziente è morta. Un atteggiamento ingiustificabile».
Magda Tirabassi
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