Morto nel crollo, un milione alla famiglia
Tragedia dell’ex convitto: condannati Ministero, Provincia, ex preside e dirigente per la morte dello studente 17enne
L’AQUILA. Un milione di euro di risarcimento ai familiari di Ondrey Nouzovsky, una delle vittime del crollo del convitto nazionale Domenico Cotugno a seguito del terremoto del 6 aprile 2009. Il tribunale del capoluogo ha condannato il ministero dell’Istruzione, il convitto nazionale, la provincia dell’Aquila, l’ex preside del convitto Lizio Bearzi e il dirigente provinciale Vincenzo Mazzotta al risarcimento in favore dei familiari del giovane di 17 anni.
Ondrey, originario della Repubblica Ceca, si trovava all’Aquila per un viaggio premio. Il tribunale, aderendo al pronunciamento penale della Corte di Cassazione, ha stabilito la responsabilità di Bearzi che - secondo quanto spiegato dal dispositivo - «in virtù della posizione di garanzia rivestita, ha omesso colposamente di far sgombrare l’edificio pur consapevole del fatto che la struttura fosse fatiscente e senza predisporre alcun provvedimento finalizzato a garantire l’incolumità degli ospiti, nella specie quelli minorenni che, al momento della scossa si trovavano all'interno dell’edificio proprio per volontà del dirigente scolastico».
Al dirigente della Provincia Mazzotta, invece, è stata rivelata la responsabilità per la manutenzione della struttura che ospitava il convitto nazionale, in particolare per quanto riguarda «i lavori di adeguamento» e la «mancata adozione di un provvedimento di sgombero» a seguito delle forti scosse che hanno preceduto il sisma del 6 aprile. In più, viene sottolineato il sopralluogo dell’ente del 30 marzo 2009: in quel caso, secondo i giudici, Mazzotta era consapevole «dello stato dell'edificio e delle sue condizioni di vulnerabilità edilizia e sismica». La Provincia dell’Aquila era infatti tenuta alla manutenzione del convitto in virtù della convenzione siglata tra le parti nel 2002. Rigettato invece il ricorso per il danno psicologico
Nel crollo del convitto persero la vita anche Marta Zelena, anche lei originaria della Repubblica Ceca, e Luigi Cellini, 15enne di Trasacco.(l.p.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA.
Ondrey, originario della Repubblica Ceca, si trovava all’Aquila per un viaggio premio. Il tribunale, aderendo al pronunciamento penale della Corte di Cassazione, ha stabilito la responsabilità di Bearzi che - secondo quanto spiegato dal dispositivo - «in virtù della posizione di garanzia rivestita, ha omesso colposamente di far sgombrare l’edificio pur consapevole del fatto che la struttura fosse fatiscente e senza predisporre alcun provvedimento finalizzato a garantire l’incolumità degli ospiti, nella specie quelli minorenni che, al momento della scossa si trovavano all'interno dell’edificio proprio per volontà del dirigente scolastico».
Al dirigente della Provincia Mazzotta, invece, è stata rivelata la responsabilità per la manutenzione della struttura che ospitava il convitto nazionale, in particolare per quanto riguarda «i lavori di adeguamento» e la «mancata adozione di un provvedimento di sgombero» a seguito delle forti scosse che hanno preceduto il sisma del 6 aprile. In più, viene sottolineato il sopralluogo dell’ente del 30 marzo 2009: in quel caso, secondo i giudici, Mazzotta era consapevole «dello stato dell'edificio e delle sue condizioni di vulnerabilità edilizia e sismica». La Provincia dell’Aquila era infatti tenuta alla manutenzione del convitto in virtù della convenzione siglata tra le parti nel 2002. Rigettato invece il ricorso per il danno psicologico
Nel crollo del convitto persero la vita anche Marta Zelena, anche lei originaria della Repubblica Ceca, e Luigi Cellini, 15enne di Trasacco.(l.p.)
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