Mura in restauro, spunta Porta Pilese
Disegnata da Pico Fonticulano nella sua celebre pianta dell’Aquila, era poi scomparsa dalla cartografia successiva
L’AQUILA. Disegnata da Girolamo Pico Fonticulano nella sua celebre Pianta dell’Aquila, risalente al 1575, ma scomparsa dalla cartografia successiva, potrebbe essere tornata alla luce Porta Pilese. Il varco è stato rinvenuto nei giorni scorsi durante i lavori di restauro e ristrutturazione della cinta muraria, nei pressi della stazione ferroviaria. Gli esperti sono ancora molto cauti sull’identificazione, ma già si avanzano alcune concrete ipotesi. La zona interessata è il tratto di mura che prosegue fino alla fontana delle 99 Cannelle.
«Durante i lavori ho notato delle pietre particolari che subito mi hanno fatto pensare a una porta», spiega l’architetto della Soprintendenza unica archeologica, belle arti e paesaggio per la città dell’Aquila e i comuni del cratere Antonio Di Stefano, che sta curando il progetto delle mura. «Con uno scavo abbiamo recuperato due stipiti, il basamento e la soglia della porta». Sono subito scattate le verifiche sulle piante storiche della città, nessuna tuttavia riporta il varco nell’esatta posizione in cui è stato trovato.
«La porta più vicina alla zona in questione è appunto Porta Pilese, disegnata dal Fonticulano un pochino più a Nord rispetto a quella recuperata», continua l’architetto. «Questa porta, tuttavia, è scomparsa dalle piante successive. Le ipotesi a mio avviso sono due: potrebbe essersi sbagliato il Fonticulano e aver disegnato Porta Pilese più a Nord di quanto fosse, oppure semplicemente nel 1570 questo varco non esisteva più: d’altra parte erano passati circa 300 anni dalla costruzione delle mura risalenti al 1270. A causa di un terremoto o di altre necessità la porta potrebbe essere stata all’epoca chiusa. Porta Pilese, dunque, sarebbe un’altra porta, di cui però non abbiamo trovato resti». È per questo che i tecnici ancora non vogliono dare un nome al ritrovamento: non si esclude, infatti, l’ipotesi che si tratti di un varco mai segnalato dalla cartografia antica. Certo è che difficilmente quelli rinvenuti possano essere i resti di Porta Romana, come alcuni hanno ipotizzato, che pure si trovava nella stessa zona.
«Questa porta, che doveva essere l’accesso dalla capitale era più a Sud rispetto a quella trovata, più verso la stazione», spiega Di Stefano. «Porta Romana doveva essere stata costruita in direzione Salaria, mentre il varco trovato è in direzione Pile. Dalla lavorazione del materiale lapideo, soprattutto nella parte basamentale, siamo certi che si tratti di una porta medievale: è sicuramente una delle porte originarie della città dell’Aquila. Di più per il momento è difficile dire». Se dovesse essere confermata l’ipotesi di Porta Pilese, sarebbe possibile acquisire nuovi elementi anche sulla pianta del Fonticulano, che evidenzia sulla cinta muraria 14 porte. Le verifiche, comunque, continueranno anche nei prossimi giorni. La porta sarà all’attenzione degli archeologi della Soprintendenza, anche per verificare le somiglianze con Porta Barete. «All’interno del varco appena emerso c’è una pavimentazione in ciottolini molto interessante», aggiunge ancora l’architetto. «Dovremo però verificare se si tratta della stessa pavimentazione trovata a Porta Barete».
I due varchi, infatti, sembrano somigliarsi, ma solo un’attenta analisi delle pietre potrà dire se appartengono allo stesso periodo o addirittura alla stessa mano. A termine del recupero della cinta muraria, se verrà ritenuto possibile, la porta tornerà visibile dopo oltre 700 anni e la città potrà riappropriarsi di un altro importante tassello del proprio passato.
Michela Corridore
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