Murales in ricordo di Gian Mauro, il papà: "Era il sorriso della casa"
L’opera è stata realizzata nella cappella di famiglia al cimitero, c’è l’immagine della scalata in Nepal: "Amava fare gli scherzi alla mamma, ho riaperto il negozio per lui. Non ci siamo mai sentiti soli"
AVEZZANO. La foto di Gian Mauro Frabotta sulla vetta dell’Imja Tse, in Nepal, che mostra orgoglioso il nome dell’alimentari di famiglia, è diventata un murales. A realizzarlo, su una parete della cappella funebre nel cimitero di Avezzano, è stata l’artista aiellese Angie Mazzulli. Anche lei, come Gian Mauro, anni fa ha lasciato la Marsica alla volta di Milano per motivi di lavoro, rientrando pochi giorni fa appositamente per dipingere l’opera.
Era il 28 ottobre di tre anni fa quando il marsicano con la passione per l’alpinismo conquistava una delle vette più alte e difficoltose al mondo dedicando la poderosa scalata allo storico alimentari Frabotta di piazza Cavour. "Ringraziamo di cuore l’artista. A Gian Mauro i murales piacevano molto, tanto che voleva farne realizzare uno anche all’interno del negozio", racconta commosso papà Mauro, commerciante stimato, "poi a quella foto scattata sulla vetta del Nepal ci teneva particolarmente perché era la prima montagna che aveva scalato. Mia moglie Maddalena era molto in pensiero per questa sua passione, ma lui le rispondeva che la sensazione provata alla conquista della vetta era davvero unica e più era difficoltosa la salita più era bello arrivare in cima".
Il prossimo 15 maggio il brillante ingegnere dell’Eni avrebbe compiuto 34 anni, ma la sua giovane vita si è interrotta per sempre sul Monte Velino insieme a quella del cugino Tonino Durante, commerciante anche lui, e dei giovani fidanzati Gianmarco Degni e Valeria Mella. I quattro escursionisti di Avezzano sono stati travolti da una valanga di enormi proporzioni dentro Valle Majelama restando dispersi in montagna per quasi un mese.
"Non ci siamo mai sentiti da soli", ricorda il papà di Gian Mauro, "ma in questo periodo sono stato molto tentato dal non voler riaprire il negozio, l’ho fatto solo per mio figlio, perché lui era davvero entusiasta della nostra attività. Era stato Gian Mauro a voler ristrutturare il locale, aveva anche pensato a come gestire l’attività a distanza quando io sarei andato in pensione. “Il negozio è storico non può morire”, mi diceva sempre. Quando dal Nepal ci ha inviato quella foto io e mia moglie siamo rimasti davvero molto sorpresi da quella sua iniziativa. Mio figlio era un ragazzo che aveva sempre il sorriso stampato sulle labbra, in quei due mesi mentre era qui ad Avezzano in smart working era l’allegria della nostra casa. In particolare si divertiva a fare gli scherzi alla mamma, proprio per vederla sorridere. È difficile andare avanti senza di lui", dice con voce commossa Mauro Frabotta, "l’unica consolazione per noi è sapere che la montagna era la sua grande ed unica passione. Per lui ho riaperto il negozio, per lui andiamo avanti".
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