Otto ricorsi al Tar La corsa a ostacoli del progetto Emiciclo

Tra marzo e aprile 2015 via ai lavori di recupero del palazzo La sede del consiglio regionale vuole aprirsi alla città

L’AQUILA. Tra marzo e aprile 2015 partiranno i lavori di recupero del Palazzo dell’Emiciclo, la sede del consiglio regionale che dopo il sisma ha subìto un livello di danneggiamento «estremamente grave e diffuso» sino a determinare una condizione di dissesto «prossima al crollo».

La proposta di progetto, realizzata dall’Ati Rosa Edilizia, Ricci Costruzioni ed Elettroidraulica Silvi, è stata illustrata ieri mattina. Meno di 10 milioni l’importo per i lavori, che ridisegneranno l’intero complesso portando all’antico valore architettonico la parte relativa al convento seicentesco dedicato a San Michele Arcangelo, negli anni ’80 trasformato e sminuito da interventi che ne hanno modificato l’impianto originario. Ci sono voluti 2012 giorni per arrivare al progetto, un’immensità che suona come uno schiaffo alla città da ricostruire, simbolo di procedure burocratiche pesanti da un lato, ma soprattutto dell’anomalia costituita dai continui ricorsi al Tar.

Ben otto quelli che hanno riguardato il progetto di recupero dell’Emiciclo (che riguarda, inoltre, anche il palazzo ex Gil maschile). A evidenziarlo è stato il direttore amministrativo del consiglio regionale Paolo Costanzi. «I giorni impiegati per la progettazione e l’appalto», ha spiegato, «sono stati 329. Quelli necessari per i procedimenti burocratici di vario tipo sono stati 1428. I giorni interessati dalla giustizia amministrativa sono stati 345». Un tempo sterminato, se si considera che «l’iter è iniziato il 6 giugno 2009 con la richiesta al Cipe per la deliberazione dell’importo. Delibera emanata dopo 737 giorni».

L’obiettivo principale del progetto è mettere in sicurezza e riqualificare il palazzo storico, ma anche ricostruire il rapporto che da secoli lega la città all’Emiciclo. A cominciare dagli spazi interni alle strutture da aprire alla città.

Per esempio, la navata centrale dell’ex convento, attualmente occupata da una scalinata in cemento armato realizzata negli anni ’80, da destinare a mostre e incontri, oppure la nuova sala convegni interrata, da destinare a conferenze o a concerti.

«Nello studio complessivo abbiamo voluto riunificare il tessuto urbanistico dell’area della Villa Comunale con il complesso dell’Emiciclo», ha spiegato Lucio Zazzara, architetto del pool dei progettisti, «proponendo l’eliminazione dell’attuale recinzione e la pavimentazione di via Jacobucci, in modo da restituire alla città uno spazio fruibile che rinsaldi il legame tra cittadini e istituzione».

Il presidente del consiglio regionale Giuseppe Di Pangrazio, che non ha voluto commentare la «stortura» dei ricorsi al Tar, ha spiegato che l’idea dei progettisti è stata di «sottrarre inutili ingombri per ridare la possibilità di recuperare prospettive sacrificate sull’altare di soluzioni sbrigative, suggerite da una razionalizzazione degli spazi in stridente conflitto con l’importanza storica e architettonica dell’edificio». (m.g.)

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