ABRUZZO
Perde due familiari nel naufragio: il dolore di Pescasseroli per Gibril
Il fratello e il nipote del giovane gambiano erano su un barcone affondato giovedì nel Mediterraneo
PESCASSEROLI. Erano saliti su un barcone con la speranza di arrivare in Italia e cambiare vita, sull’esempio di Gibril Darboe. Invece hanno trovato la morte in mare. Tutta la comunità di Pescasseroli si è mobilitata e stretta al giovane gambiano Gibril che da oltre sette anni risiede nel paese del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Il fratello e un suo nipote sono morti nell’ultimo naufragio avvenuto nel Mediterraneo.
Gibril Darboe, 28 anni, nel 2016 è arrivato in un centro di accoglienza a Pescasseroli insieme a molti connazionali. Anche lui era salito su un barcone e poi, dopo aver attraversato il Mediterraneo, era arrivato in Italia. In paese, dopo poco, ha iniziato a lavorare in una pelletteria sfoderando la sua abilità nell’utilizzo delle macchine. Da quel giorno sono passati sette anni, si è integrato, ha iniziato a giocare a calcio con la squadra locale, ha ottenuto un contratto di lavoro e di conseguenza un permesso per restare in Italia. Oggi parla correttamente l’italiano e tutti lo conoscono a Pescasseroli.
Qualche mese fa era tornato in Gambia per riabbracciare la sua famiglia. Proprio durante il suo soggiorno un fratello e un nipote erano partiti verso la Libia con l’intento di imbarcarsi per l’Italia, con l’obiettivo, forse, di raggiungere Gibril in Abruzzo. Da loro, con il passare del tempo, riceveva solo poche e frammentate notizie. Un’attesa e una speranza finite lo scorso giovedì quando un connazionale lo ha chiamato per comunicargli che il fratello e il nipote non c’erano più, morti in mare. Un barcone partito 48 ore prima da Zuara, in Libia, con a bordo 86 persone, è naufragato a causa del mare mosso. Sono morte 61 persone, mentre 25 sono riuscite a tornare a Tripoli.
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