Petrocchi: «Auguri alla città»

Il nuovo arcivescovo saluta gli aquilani. La solitaria uscita di scena di Molinari

L’AQUILA. «Sono sulla porta. Sto uscendo per andare a celebrare. Comunque esprimo volentieri un saluto pieno di affetto e di auguri, a tutti e a ciascuno. Ci sentiamo presto». Così, alle 19,35, al termine di una giornata piuttosto movimentata, dalla sua casa di Latina, il nuovo metropolita aquilano monsignor Giuseppe Petrocchi saluta per la prima volta il nuovo «gregge» che gli viene affidato da Papa Francesco. Non si conosce ancora la data del suo arrivo all’Aquila. Né quella della partenza di Molinari che alcuni rumors danno candidato alla carica – puramente onorifica – di canonico della basilica di San Pietro. La Chiesa aquilana cambia faccia. Da un «don Giuseppe» all’altro, sì. Ma l’auspicio dei fedeli e, forse, del clero, è quello di una stagione nuova nella Curia dei veleni.

MEZZOGIORNO DI FUOCO. Il segreto pontificio stavolta è davvero poco...segreto. Lo ammette lo stesso Molinari, che esclama di fronte al cronista: «Il Centro ha già scritto tutto». L’addio di Molinari si consuma nel silenzio e nella solitudine. Quando manca un quarto d’ora a mezzogiorno, orario indicato per la comunicazione, in contemporanea, dalla sala stampa della Santa Sede, dall’Aquila e da Latina, il capannone che ospita la Curia a Campo di Pile è semideserto. Alla stessa ora, a Latina, il designato è circondato dal vicario generale, dai vicari episcopali, dai vicari foraniali e dai consultori «che hanno ricevuto l’incarico», spiega una nota della diocesi pontina, «di darne tempestiva informazione agli altri sacerdoti e ai fedeli». All’Aquila vengono avvistati, oltre a Molinari e D’Ercole, il cancelliere Sergio Maggioni e il canonico Renzo D’Ascenzo parroco della Cattedrale. Sono loro i «reduci» del collegio dei consultori che assiste in diretta alla fine dell’era-Molinari. Con loro il fedelissimo segretario dell’arcivescovo, don Alessandro Benzi, il quale prima tenta un improbabile depistaggio («La Curia il sabato è chiusa». «L’arcivescovo non è nel suo ufficio»), quindi accompagna alla porta i giornalisti e «trascina» Molinari nell’Audi nera: «Eccellenza, salga in macchina». Molinari ubbidisce. Neppure il tempo di dire «ciao» che l’auto sfreccia. Niente preti, niente fedeli.

CAMPANE A FESTA. Un sms avvisa nel frattempo i parroci aquilani di suonare le campane a festa. Sarà così da Coppito alla Torretta, da Collemaggio all’Alto Aterno. Che succede adesso? Sia Molinari sia Petrocchi restano amministratori apostolici delle diocesi di provenienza per l’ordinaria amministrazione. Molinari fino all’arrivo di Petrocchi, Petrocchi donec aliter provideatur, ovvero fino alla nomina del successore alla diocesi pontina. D’Ercole, invece, forse tornerà all’Aquila soltanto per il suo processo. Vicario generale con Molinari, per di più inviso alle «colonne» del don Giuseppe di Scoppito, il vescovo rovetano è in partenza per altri lidi. Tre vescovi sono troppi. Il 31 maggio il nunzio apostolico in Italia Adriano Bernardini comunica a Molinari la nomina del successore e il 7 giugno la sua nomina ad amministratore. L’insediamento del nuovo metropolita avverrà entro i prossimi due mesi. Una data utile è il 29 giugno, quando gli arcivescovi metropoliti ricevono dalle mani del Papa il Pallio, nella solennità dei santi apostoli Pietro e Paolo. Petrocchi potrebbe insediarsi nel pomeriggio. Oggi, per la festa di San Massimo, Molinari invita clero e fedeli «a unirsi a lui per rivolgere preghiere di ringraziamento al Signore che ha donato un nuovo Pastore alla Chiesa dell’Aquila e anche per invocare sul nuovo arcivescovo ogni benedizione e grazia dal Signore».

©RIPRODUZIONE RISERVATA